La vicenda della legge elettorale affossata dai grillini è sintomatica delle difficoltà che ci sono per fare le riforme. Premesso che l’insuccesso del referendum ha dato un colpo fortissimo alla possibilità di arrivare ad un sistema maggioritario che il PD insegue dalla sua fondazione che risale a dieci anni fa e che le leggi elettorali, le regole del gioco, devono essere approvate con la più ampia maggioranza possibile, è chiaro che se si vuole arrivare ad una condivisione ciascuna forza politica deve cedere qualcosa e deve essere leale e corretta in tutto il percorso. Invece… invece dopo che in Commissione era stato concordato un testo con Forza Italia M5S e Lega con l’impegno a non modificarlo in Aula, a seguito del noto incidente della Presidenza della Camera che ha reso palese come stavano votando i deputati su un emendamento che doveva essere a scrutinio segreto, è apparso chiaro che tutti, dicasi tutti i parlamentari grillini stavano votando contro il parere del Relatore che rappresentava quanto concordato. Non “franchi tiratori” in dissenso dal Gruppo ma addirittura un intero Gruppo che contravveniva ai suoi impegni, che non manteneva i patti. Ecco perché il “tedeschellum” è fallito; ad ogni voto segreto si potrebbe ripetere questa storia con le facili accuse al PD o agli altri di aver votato in modo diverso da quello concordato….. Non sembra ci scappa l’errore tecnico che fa emergere l’inaffidabilità. Certo, una legge elettorale proporzionale non era il massimo per il PD per tanti motivi, primo tra tutti, perché non garantisce automaticamente che il giorno dopo le elezioni ci sia un vincitore in grado di formare un governo. Il sistema elettorale “alla tedesca”, com’è stato definito un po’ impropriamente, era il massimo condivisibile e condiviso dalla maggioranza, da gran parte dell’opposizione e oure dalla mitica “rete del web” al quale aveva fatto ricorso, per poi tradirla, il comico genovese, leader dei grillini. Ancora oggi sul blog di Grillo si può leggere “… il modello tedesco è stato votato a stragrande maggioranza dai nostri iscritti con oltre il 95% delle preferenze. I portavoce del MoVimento 5 Stelle devono rispettare questo mandato perché il testo depositato in commissione mercoledì sera corrisponde al sistema votato dai nostri iscritti: proporzionale con 5% di sbarramento e divisione tra seggi proporzionali e collegi uninominali con predominanza dei primi per assegnare i seggi”. Vista l’ampia coalizione disposta alla vigilia a votare la nuova Legge era doveroso provarci, ma adesso la partita è chiusa; è impossibile tornare in Aula con un gruppo come quello dei grillini che oggi vota a favore e domani contro e non mantiene i patti né con le altre forze politiche né con i propri elettori. Se non accadono fatti nuovi, al momento non ipotizzabili, penso che si andrà probabilmente a votare a scadenza naturale (primavera 2018) con la Legge uscita dalla Consulta e con i soli aggiustamenti tecnici possibili come l’introduzione della preferenza di genere anche al Senato, lo sbarramento al 3% alla Camera e all’8% al Senato. In settimana se ne parlerà in Commissione; vedremo gli sviluppi…

da on. PD Piergiorgio Carrescia