Dall’Italia: L’ANPC commemora la scomparsa del presidente Giovanni Bianchi |
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Lunedì 24 Luglio 2017 20:14 |
L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani piange la scomparsa del proprio Presidente Giovanni Bianchi. Nato a Sesto San Giovanni 78 anni fa, intellettuale cattolico da sempre molto attivo in ambito sindacale e politico, fra gli anni ’80 e ’90 fu presidente nazionale delle ACLI e, dal 1994, fondatore e parlamentare del Partito popolare italiano; anima del Circolo Dossetti di cultura e formazione politica, nato a Milano nel 2000, e presidente del Centro Studi Problemi Internazionali. Il Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, profondamente addolorato, ne ha ricordato in un messaggio «il rigore morale, la passione civile e la grande umanità … Uomo di vasta cultura e di intensa spiritualità, Giovanni Bianchi ha sempre vissuto il suo impegno, nell'associazionismo, nella politica, nelle istituzioni, come servizio alla comunità con un'attenzione particolare verso i poveri, gli ultimi, gli emarginati». Attento alla dimensione culturale e formativa dell'impegno sociale, tra le voci cattoliche più significative e autorevoli nella politica italiana dagli anni Settanta ad oggi, è stato un rappresentante capace e coraggioso di quel laicato cattolico italiano che - con fatica e costanza - ha sempre cercato di offrire una testimonianza coerente e credibile rispetto alla propria ispirazione, fedele ai principi e autonoma nei comportamenti. La sua costante e appassionata attenzione ai problemi internazionali, alla promozione della pace e dei diritti civili, alla formazione civile delle giovani generazioni scaturivano da e si fondevano in una visione integrale, laica e non ideologica della persona e della società. Attento studioso e interprete originale, in grado di attualizzare il pensiero e il lascito morale dei grandi padri del cattolicesimo democratico (da Sturzo, a De Gasperi a Dossetti), aveva dedicato i suoi ultimi anni allo studio e alla divulgazione delle vicende del movimento resistenziale e delle radici della Costituzione repubblicana. Particolarmente significativo il titolo del suo ultimo libro “Partigiani senza fucile. La Resistenza quotidiana”: una lettura che – lontana da ogni retorica e da facili revisionismi – individua e legge quell’esperienza come lotta di popolo ed esperienza collettiva, pur tra mille contraddizioni e tanti steccati ideologici. Quella lotta non fu l’epopea di una élite combattente, ma frutto di un sentire diffuso, a cui il cattolicesimo democratico partecipò in maniera determinante, con contributi di pensiero e di azione molto diversi tra loro, ma sempre sinceri e fecondi. Ed è così che bisogna raccontarla oggi. Maurizio Gentilini.
da ANPC Nazionale |