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Home Gazzetta dj Comunicati Ostra Vetere: L’onorevole europeo Bartolozzi sulla grave situazione economica
Ostra Vetere: L’onorevole europeo Bartolozzi sulla grave situazione economica PDF Stampa E-mail
Martedì 07 Novembre 2017 18:36

Ostra Vetere L onorevole europeo Bartolozzi sulla grave situazione economicaCi scrive il parlamentare europeo di Forza Italia, il fiorentino Paolo Bartolozzi: "Caro amico, ti invio alcune riflessioni politiche sulla grave situazione socio-economica dell'Italia. Cordiali saluti On. Paolo Bartolozzi C/O Associazione Val Di Pesa Firenze. RIFLESSIONI POLITICHE. La grave situazione socio-economica dell’Italia: si è bloccato l’ascensore sociale, la disoccupazione resta stagnante ed i giovani sono sempre più in difficoltà. Ce ne siamo accorti già da tempo, ma se l’ISTAT lo certifica ufficialmente la notizia fa più effetto. È la nostra società che cambia e se la classe operaia è quasi scomparsa, anche il ceto medio si è ridotto di circa 2 terzi (nel 2002 il ceto medio costituiva oltre il 70% della popolazione, oggi è circa il 30%). Osservando la fotografia del nostro paese scattata nel rapporto annuale 2017 dell’Istituto nazionale di statistica, nella società italiana si notano molti cambiamenti ma  anche  alcuni  scenari  congelati, cristallizzati:  ad  esempio  la  mobilità  sociale risulta bloccata, nel senso che i figli della classe dirigente diventano classe dirigente, i figli dei laureati diventano laureati, gli altri lasciano la scuola giovani. E intanto le disuguaglianze  aumentano,  spesso  a  causa  delle  differenze  nei  redditi.  Queste disuguaglianze inoltre  non  sono  più  solo  tra  le  diverse  classi  sociali,  ma  ci  sono sostanziali differenze di reddito anche all’interno delle stesse categorie professionali. A ciò si aggiunge il fatto che il lavoro in questi anni si è polarizzato: sono scomparse molte  professioni  intermedie,  è  aumentata  l’occupazione  nelle  professioni non qualificate, ed è diminuito il numero di operai e artigiani. Da  questo  quadro  purtroppo  emerge  inoltre  che  tra  i  cambiamenti  sociali  più preoccupanti  si conferma  l’aumento  della  povertà,  poiché  continua  a  crescere l’indicatore  di  grave  deprivazione  materiale:  in  tal  senso  risultano  in  difficoltà soprattutto le famiglie con disoccupati, oppure occupati part-time, specialmente con figli minori. La povertà assoluta in Italia riguarda 1 milione e 600 mila persone, 6 famiglie su 100. E questo dato appare ancora più grave se si considerano gli individui invece dei nuclei familiari: si scopre infatti che il 7,6% degli italiani è in stato di povertà assoluta. E questa quota rischia di aumentare, se si considera che il 28,7% della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione, come conferma il fatto che 3 milioni e mezzo di famiglie risultano senza redditi da lavoro. A ciò si aggiunga che nel nostro Paese vi è una vera e propria emergenza giovani: sia perché continuano a diminuire, in quanto se si considera la fascia di età tra i 18 e i 34 anni nell’ultimo decennio l’Italia ha perso 1 milione e 100 mila giovani, mentre gli  ultra  65enni  costituiscono  il  22%  della  popolazione,  facendo  dell’Italia  il  Paese più vecchio d’Europa. Sia perché è stato recentemente evidenziato dall’Ocse che negli  ultimi  30  anni  il  gap  tra  le  vecchie  generazioni  ed  i  giovani  in  Italia  si  è allargato.  Lo  dimostra  il  fatto  che  il  tasso  di  occupazione,  tra  il  2000  e  il  2016  è cresciuto del 23% tra le persone di 55-64 anni, dell’1% tra gli adulti di età media (25-54 anni) ed è crollato dell’11% tra i giovani (18-24 anni). È evidente dunque come i giovani del nostro paese, anche se diminuiscono come numero, continuano ad avere forti difficoltà d’inserimento nel  mercato del lavoro: anche per questo, tra  gli under 35, ben 7 su 10 vivono ancora con i genitori. Se poi guardiamo ai giovani tra i 15 e i 29  anni,  quelli  che  non  lavorano,  non  studiano  e  non  seguono  alcun  corso  di formazione sono il 24%, dato che ci conferma all’ultimo posto dell’Unione Europea, dove  la  media  è  del  14%,  dieci  punti  in  meno.  Inevitabile  conseguenza  di  questa situazione è che nel 2016 si è registrato un nuovo record negativo delle nascite e di emigrazione di giovani, che non vedono futuro nel nostro paese. A monte di tutto ciò sta la preoccupante situazione del mondo del lavoro nel nostro paese. Il tasso di disoccupazione, dopo cinque anni di governo del PD, è rimasto sostanzialmente lo stesso, poiché dal 12% di aprile 2013 è arrivato all’11,1% nel 2017. E seppur in presenza di questa lieve diminuzione è stato rilevato dall’ufficio studi  della  CGIA  di  Mestre  che  il  totale  delle  ore  lavorate  rispetto  al  2008  è diminuito di oltre 1,1 miliardi, pari a  meno il 5%.  In buona sostanza, segnalano dall’ufficio studi della CGIA, se a parità di occupati sono diminuite le ore lavorate, rispetto al 2008, significa che i lavoratori a tempo pieno sono scesi e, viceversa, sono  aumentati  quelli  a  tempo  parziale:  contratti  a  termine,  part-time involontario, lavoro intermittente, somministrazione, ecc. ecc. A ciò si aggiunga che, come dichiarato dallo stesso ISTAT, ai fini degli studi da esso effettuati  è  considerato  occupato  chi  lavora  almeno  un’ora  sola  a  settimana.  Si comprende  dunque  facilmente  come  in  base  a  questo  parametro  non  vengono considerati ai fini del calcolo del tasso di disoccupazione tutta una serie di soggetti che  vivono  in  una  situazione  di  grandissima  precarietà,  che  pur  risultando formalmente tra gli occupati di fatto non hanno un lavoro che gli consente di vivere dignitosamente. Sempre secondo l’ISTAT le imprese che riescono  a sopravvivere alla crisi lo fanno grazie  alla  capacità  di  esportare,  e  la  piccola  impresa  soffre  per  l’eccessiva pressione  fiscale  e  la  burocrazia  imperante:  migliaia  di  negozi  e  imprese artigiane  negli  ultimi  anni  sono  stati  costretti  a  chiudere,  con  la  conseguente perdita di posti di lavoro e di ricchezza per il paese. Ed  il  quadro  diventa  ancor  più  preoccupante  se  si  considera  la  disoccupazione giovanile,  che  si  attesta  intorno  a  circa  il  36%,  quasi  il  doppio  della  media  dei paesi europei, in quanto la media della disoccupazione giovanile nell’Eurozona è del 18,7%. Emerge dunque in maniera evidente l’inefficacia delle riforme messe in atto dagli ultimi  governi  del  PD,  che  hanno  portato  scarsi  risultati,  a  maggior  ragione  se  si considerano tutte le alchimie citate nel calcolare gli occupati. Da  questa  fotografia  della  società  italiana  risulta  evidente  che  gli  ascensori  sociali sono bloccati, per cui è difficile fare il salto per chi parte dalle classi più basse. E i giovani arrancano o fuggono all’estero. Ecco perché è urgente fare un piano  straordinario biennale per i giovani tra i 16 e i  35  anni  in  modo  da  occuparli  e  inserirli  nel  mondo  del  lavoro  quanto  prima, prevedendo e finanziando progetti di formazione professionale direttamente nelle aziende  e  nella  pubblica  amministrazione,  con  progetti  specifici,  e  retribuendo  i giovani con i fondi della formazione professionale e con una parte dei risparmi della spesa  pubblica  previsti  e  proposti  dal  Dr.  Cottarelli  nella  spending  review,  ovvero eliminando sprechi, sopprimendo gli enti delle partecipate (circa ottomila) ecc... Inoltre  risulta  necessaria  l’istituzione  della  Flat  Tax,  come  ho  già   sottolineato  in precedenza, la cui introduzione deve essere una priorità per il centrodestra poiché è l’unico modo per far ripartire il mercato interno. La riduzione delle tasse alle imprese  infatti  produrrà  più  occupazione,  mentre  la  riduzione  delle  tasse  alle famiglie produrrà un aumento dei consumi. Per questo ritengo che al centro del programma di governo del centrodestra in vista delle prossime elezioni deve esserci la previsione di meno tasse e più servizi, meno stato e più società: solo così il paese potrà agganciare la ripresa e crescere su tassi in linea  con  quelli  dell’area  Euro  che,  secondo  le  previsioni,  viaggerà  ad  un  ritmo nettamente superiore rispetto a quello del nostro paese. Ciò è possibile solo tramite una selezione della spesa pubblica, eliminando sprechi, costi burocratici e servizi che possono essere svolti dal privato o privato sociale. Tutto questo i governi del PD in questi ultimi 5 anni non lo hanno fatto. Dovrà essere  dunque  il  centrodestra  a  farsi  carico  di  questa  grave  situazione  ed  a fornire le risposte utili al paese per far ripartire il futuro dell’Italia. On. Paolo Bartolozzi".

da on. Paolo Bartolozzi

 

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