Unione dei Comuni della Marca Senona - Massimo Bello (Energie per Senigallia): "La delibera del Consiglio di Senigallia è stato semplicemente un atto blindato, di cui Mangialardi non può e non deve ritenersi soddisfatto. Il Consiglio Comunale è stato esautorato, imbavagliato e impedito a svolgere il suo mandato di rappresentante della comunità. I sei Comuni del comprensorio disertino ed evitino questa operazione e questo atto di vassallaggio." Non c’è niente da pontificare e di cui andare fieri. La delibera del Consiglio comunale, che ha approvato statuto e atto costitutivo della nuova Unione dei Comuni denominata ‘Marca Senona’ è stata
semplicemente un atto d’imperio. Chi ha avuto modo di seguire il dibattito consiliare, ha potuto rendersi conto della pochezza e superficialità, con cui il provvedimento sia stato imposto e votato. Un confronto consiliare ‘vuoto’ nei contenuti, tranne alcuni interventi come ad esempio quelli dei Consiglieri Mandolini e Sartini; nessun dato numerico e nessuna reale proiezione dei costi a supporto dello studio di fattibilità; nessuna motivazione accattivante da parte del Dirigente Mandolini che potesse suscitare interesse su questa operazione; nessun presupposto di natura empirica e giuridica a supporto del tangibile rapporto costi/benefici di questa nuova Unione. Nessuna verifica di quanto costi attualmente, ad esempio, il comparto dei servizi sociali, che in questo momento rappresenta forse l’unico metro di valutazione effettiva e concreto, su cui poter basare la valutazione degli effetti futuri di una ‘Unione dei Comuni’ su area comprensoriale. Nessuna verifica od approfondimento dei costi analitici dei servizi comunali che si intendano conferire alla nuova Unione e nessuna proiezione di tali costi nell’ambito di un futuro Bilancio dell’Unione (una prassi necessaria o obbligata in situazioni come questa), che abbracci almeno i primi tre, cinque anni di vita del nuovo ente, considerando tra l’altro – e il Dirigente Mandolini lo sa benissimo – fattibile la preventiva modulazione dei costi dei servizi che si desiderino trasferire ad una ipotetica Unione dei Comuni sulla base dei costi storici e su quelli standard dei servizi che attualmente sono gestiti dai singoli Comuni. Nessuna garanzia, insomma, su tutto ciò che di più elementare avrebbe dovuto essere esaminato in una simile ‘operazione’ e, ancor più grave, nessuna opportunità di entrare nel merito della proposta è stata data al Consiglio comunale attraverso l’approvazione di emendamenti modificativi ed integrativi, che avrebbero potuto cambiare, casomai, forma e sostanza a un ‘pacchetto di norme’ statutarie ancora del tutto discutibile e privo di un disegno logico e pratico. Un Consiglio comunale blindato, esautorato, imbavagliato e impedito quello che si è espresso giovedì scorso sull’atto di nascita di un nuovo ente – perché di ciò si tratta – e a cui tra pochi mesi saranno conferiti una serie di importanti servizi e dei relativi capitoli di spesa da parte di ben sette Comuni costituenti, i quali rappresentano il novanta per cento della popolazione comprensoriale. Un nuovo ente con una propria autonomia organizzativa, regolamentare, amministrativa, organizzativa e gestionale. Perché è di questo che si tratta. Un nuovo ente, in cui i sei piccoli Comuni delle Valli del Misa e del Nevola saranno alla mercé di Senigallia, stretti e costretti in un ‘rapporto di vassallaggio e di sudditanza’, che ne decreterà la completa sottomissione anche nella denominazione: ‘Marca Senona’ laddove – solo per fare un esempio – è chiaro il riferimento alla storia antica di Senigallia e non a quella di alcuni piccoli Comuni vallivi. Nella delibera del consiglio di Senigallia ha prevalso la ‘ragione della forza’, ha prevalso l’arrendevole atteggiamento della maggioranza consiliare e della minoranza della maggioranza consiliare, che di fatto hanno permesso al sindaco Mangialardi, e in parte al PD, di iniziare un ‘percorso al buio’. Come altrettanto al buio sarà quello che i sindaci di Ostra, Ostra Vetere, Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti e Arcevia faranno intraprendere alle loro comunità. Non aggiungo altro perché ho già avuto modo di presentare, in un altro intervento, le ragioni che dovrebbero spingere, a questo punto, ed in particolare i piccoli Comuni del comprensorio, a disertare ed evitare che si compia questa operazione, togliendosi – finché sono in tempo – da siffatto ‘inganno istituzionale’ ad esclusivo vantaggio di Senigallia. L’unica certezza è che Corinaldo e Castelleone di Suasa hanno compreso fin da subito i veri motivi di questa nuova Unione e ne sono rimasti fuori. Il sindaco Mangialardi non vada fiero, quindi, della ‘delibera blindata’ che il Consiglio comunale di Senigallia è stato costretto a votare, e non vadano fieri neanche i sindaci dei sei Comuni costituenti perché nel momento in cui le loro sei maggioranze consiliari dovessero votare lo stesso Statuto e il medesimo atto costitutivo che il Consiglio della Spiaggia di Velluto ha approvato, ciò significherebbe per Ostra, Ostra Vetere, Serra de’ Conti, Arcevia, Barbara e Trecastelli accettare un atto di sottomissione e di vassallaggio a Senigallia. Massimo Bello Presidente dell’Associazione culturale e politica “Energie per Senigallia”.
da Massimo Bello |