Senigallia: Massimo Bello sulla tragica vicenda dell’Ilva di Taranto |
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Mercoledì 06 Dicembre 2017 17:36 |
"La tragica vicenda dell'Ilva è l'emblema di un Paese debole, incapace di difendere l'interesse nazionale. Lo stabilimento di Taranto, il più grande impianto siderurgico europeo, dava all'Italia una straordinaria forza industriale a livello mondiale. La produzione di acciaio per un Paese manifatturiero è come il pane per una famiglia, dà di che vivere. Abbiamo lasciato che la magistratura devastasse l'Ilva quando, al di là del riconoscimento delle responsabilità degli azionisti, era possibile dare il tempo all'azienda di realizzare quel piano di decarbonizzazione, ancora oggi, dopo sette anni, al centro dello scontro interno al Paese. Il Governo poi, con incredibile fretta e senza illustrarne le
motivazioni, ha assegnato l'Ilva alla cordata non italiana, tra le due in corsa, lasciando molti aspetti non chiariti come il piano industriale, potenziali conflitti di interesse, potenziali rilievi dell'antitrust europeo, il piano di decarbonizzazione, l'occupazione. Così si è pregiudicata di fatto la presenza dell'Italia nella produzione di acciaio. La cordata italiana era composta dalla Cassa depositi e prestiti e due grandi industriali italiani come Arvedi e Del Vecchio che insieme detenevano il 65% del capitale. Non è l'Europa il nostro problema, non è la concorrenza di Cina e India, è l'incapacità della nostra classe dirigente di difendere i nostri interessi." (cit.)
da Massimo Bello |