Giorno della Memoria 2018 - ANPC Nazionale. "Leggi razziali macchia indelebile della nostra storia": Sergio Mattarella nella Giornata della Memoria. Celebrazione in Quirinale. Eravamo degli scheletri che camminavano … Il mio cervello comandava: una gamba davanti all’altra. Ce la devi fare! Cammina! Cammina! Cammina, ce la devi fare Liliana Segre (matricola 75190). Senatrice a Vita. “La strada di casa”. Sottotitolo, “Il ritorno in Italia dei sopravissuti alla Shoah”. E’ un libro
straordinario, uno di quei libri che ti rimangono nella memoria e ad essa aggiungono non solo notizie ed informazioni,ma profondi motivi di meditazione. Autrice Elisa Guida, dottore di ricerca all’Università degli Studi della Tuscia che si occupa di storia e didattica della Shoah. Il libro è il prodotto di lunghissimi anni di lavoro, di studi, ricerche dai banchi del liceo, ma non solo di questo. C’è un evidente coinvolgimento diretto dell’autrice, emotivo e di partecipazione. Difficile infatti restarne fuori, dopo aver conosciuto donne e uomini che hanno vissuto il male assoluto, oltre l’immaginabile. I racconti sobri, di poche frasi, racchiudono una sofferenza difficile da far riemergere. Solo pochi in Italia ricordano cosa fu il ritorno dei prigionieri di guerra, dalle più lontane zone del mondo, dopo aver subito trattamenti inumani e solo per pochi sopportabili, a secondo il paese “ospitante”. Il ritorno di centinaia di migliaia di persone in una Italia sconvolta, impoverita, divisa e in equilibrio fra due mondi, era “uno” dei problemi e non fra i primi. Il libro diviso in cinque capitoli è l’incontro tra la “grande storia” e la “microstoria” non tralasciando nessuno spazio vuoto. Il primo dei capitoli inquadra il tema generale dei prigionieri militari. Il secondo il grande ritorno a partire dalla primavera del ’45 con differenze importanti, soprattutto per quelli che rientravano dai territori del Terzo Reich e fra questi gli ebrei. Sono la terza, quarta e quinta parte, quelle riguardante gli ebrei che ti fanno entrare in una dimensione diversa, che va al di là dello storia, che non può rimanere semplice e notarile elencazione di persone e fatti. La Shoah è altra cosa, è la punta del dolore, l’estremo limite raggiunto dalla disumanità del nazismo e dal silenzio dei molti che sapevano e nascondevano. Fra i capitoli è il terzo, quello delle marce della morte che colpisce, forse perché è il meno conosciuto, con scarsa iconografia e che conclude in un finale ancor più drammatico, “apocalittico”, quel perverso, (aggettivo debole), orrendo, imperdonabile progetto nazista. Quelle migliaia di donne e uomini in cammino fra Auschwitz e Mauthausen e altri campi, sono la processione di una umanità persa nell’orrore e nella violenza, come sospesa in un limbo fra lager e libertà, in cammino verso un nulla senza colori, che “marciò per chilometri sotto il tormento della fame, della sete, del freddo” e con la minaccia di “esecuzioni sommarie”. Una processione che lasciava dietro di se una scia di morte. Il libro, un mosaico del dolore e le cui tessere sono donne,uomini, bambini, va letto almeno due volte. Perché la prima ti sconvolge l’anima. Forse alla seconda entri nel valore storico, puntuale, preciso dell’opera. Ma non è detto. (Angelo Sferrazza). GIORNATA DELLA MEMORIA. UNA PROPOSTA PER VIVERLA IN MANIERA (UN PO’) DIVERSA dalle pagine del periodico “Vita”, Pietro Pirolancia una proposta per vivere la Giornata della Memoria in maniera diversa, più problematica e attuale, lontana da ogni retorica celebrativa e finalizzata a combattere l’indifferenza. Come celebrare il Giorno della Memoria? Una proposta. La proposta muove dalle analisi diZygmuntBauman contenute nel libro "Modernità e Olocausto" (1989). Per il sociologo polacco la Shoah fu un enorme esperimento di ingegneria sociale, “pensato e messo in atto nell’ambito della nostra società razionale moderna, nello stadio avanzato della nostra civiltà e al culmine dello sviluppo culturale umano”. In base a questo assunto, denuncia l’autoassoluzione della memoria storica che ha luogo nella coscienza della società moderna, che è “più di un’oltraggiosa noncuranza per le vittime del genocidio”, ma anche “segno di una cecità pericolosa e potenzialmente suicida”. La proposta consiste in un giorno di “astinenza dal sistema tecnico ... senza mandare messaggi, senza postare immagini, senza consumare video o commentare notizie, un giorno senza vendere e comprare. Un giorno di silenzio, riflessione, compagnia e convivialità”. Uno stimolo fecondo per fermarci a riflettere su quanto è stato e per guardare al nostro presente con occhi critici più avvertiti, più esigenti, più severi. Nel contesto moderno non si scorge alcun segno di superamento dell'antico conflitto, delineato da Sofocle, tra legge morale e legge della società. Esso tende, semmai, a divenire più frequente e più ; profondo, mentre la sorte sembra favorire le pressioni societarie alla soppressione della morale. In molte occasioni comportarsi moralmente significa assumere un atteggiamento definito per decreto come antisociale o sovversivo dai poteri esistenti e dall'opinione pubblica (sia essa apertamente dichiarata o semplicemente espressa dall'azione o dall'inazione della maggioranza). In questi casi la promozione del comportamento morale comporta la resistenza all'autorità societaria e un'azione mirante all'indebolimento della sua presa. Il dovere morale deve contare sulla propria fonte originaria: la fondamentale responsabilità umana verso l'«altro». ZygmuntBauman, "Modernità e Olocausto" Pietre d’inciampo.
da ANPC Nazionale |