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Home Gazzetta dj Comunicati Senigallia: Anniversario dell’alluvione 2014 che fece danni e morti nella Valmisa
Senigallia: Anniversario dell’alluvione 2014 che fece danni e morti nella Valmisa PDF Stampa E-mail
Giovedì 03 Maggio 2018 18:55

Senigallia: Anniversario dell’alluvione 2014 che fece danni e morti nella ValmisaQuarto anniversario della terribile alluvione che, il 3 maggio 2014, sommerse larga parte della città di Senigallia, dopo aver allagato tanta altra parte del territorio vallivo dell’entroterra, da Cannella a Vallone di Senigallia, da Casine a Pianello di Ostra e fino a Pongelli di Ostra Vetere. Il tremendo nubifragio notturno aveva prodotto danni incalcolabili, anche a causa dell’imprevidenza delle scelte di gestione del territorio e, soprattutto, per l’irresponsabile leggerezza di chi, pure avvertito tempestivamente come il sindaco di Senigallia Mangialardi da parte del sindaco di Ostra Olivetti fin dalle primissime ore del mattino su quanto stava avvenendo a monte, ha sollovalutato la segnalazione astenendosi dal prendere tempestivi provvedimenti, ad esempio disponendo la chiusura delle scuole senigalliesi, presso cui sono giunti gli studenti dell’entroterra rimanendovi poi “sequestrati” per ore e ore ai piani superiori per quasi tutta la giornata a causa dell’acqua e del fango che avevano invaso il campus scolastico. Una grave leggerezza, sulla quale pare stia indagando anche la magistratura. Non minori problemi si sono verificati anche nelle frazioni dell’entroterra, a iniziare da Pongelli di Ostra Vetere, dove l’alluvione di due anni fa aveva sconvolto la zona industriale e artigianale, sommergendo le fabbriche con liquami maleodoranti e forse inquinati provenienti dal Fosso del Vallone di San Giovanni. A due anni di distanza si deve purtroppo tornare a riaffermare che non ci si può accontentare delle semplicistiche spiegazioni di chi a quell’epoca diceva che: “I gravi danni, che hanno subìto alcune aziende nella zona artigianale-industriale di Pongelli, sono dovuti alla trascuratezza e alla sporcizia, che negli ultimi mesi si sono accumulati in alcuni importanti “fossi” presenti nel territorio, che dalla collina e dalla zona industriale-artigianale convogliano le acque piovane verso il fiume Misa. Sono stati questi fossi, ostruiti per la mancata pulizia, a riversare fango, detriti e acqua in alcune aziende di Pongelli e nelle strade adiacenti. Le stesse fognature, non potendo scaricare in modo efficiente, sono diventate distributrici di acqua e fango”. Sebbene queste siano frasi circostanziate dalle quali non si può prescindere e che meritano un doveroso e minuzioso approfondimento, è stato già detto che “responsabilità certamente ci sono state e anche gravi” ma “se la causa fosse davvero stata la mancata pulizia dei fossi, allora avrebbero dovuto tracimare tutti allo stesso modo, poiché sono tutti ugualmente maltenuti”, mentre a causare l’allagamento a valle è stato solo il Vallone San Giovanni. La causa, quindi, non è stata solo la mancata pulizia di quel fosso, ma anche un’altra ben più grave e va individuata. Una causa che, evidentemente, non si vuole individuare. Aggiungiamo che la causa “deve assolutamente essere individuata”, prima che si ripeta un altro fatto così grave, per rimediare e prevenire. Inutilmente, durante gli anni ormai trascorsi da quel doloroso evento, da molte parti era stato espressamente chiesto che l’Amministrazione Comunale, astenendosi dalle sue solite pretestuose, strumentali e irresponsabili polemiche, che in quella dolorosa circostanza apparivano già all’epoca del tutto fuori luogo, predisponesse tre cose precise: 1) una dettagliata relazione sulla situazione in atto al momento del doloroso evento verificando attentamente lo stato del fosso del Vallone San Giovanni, 2) una seria proposta di intervento risolutivo di carattere preventivo per il futuro e 3) un concreto intervento risarcitorio in favore dei danneggiati. Non pare che la lezione sia servita a granchè: nonostante tutte le premesse politiche e roboanti promesse amministrative sul diritto dei cittadini a chiedere e sapere, da quell’epoca sono passati due anni interi in inutile attesa di una risposta che non arriverà mai.

 

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