Dall’Italia: ANPC ricorda il 97° anniversario dell’assassinio di Matteotti |
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Sabato 12 Giugno 2021 16:54 |
Il 10 Giugno alla commemorazione dell'assassinio di Giacomo Matteotti, ha partecipato il nostro Consigliere Nazionale Aladino Lombardi e ha dato lettura della commemorazione fatta in francese a Parigi da Filippo Turati il 10 giugno 1931. Il testo completo è contenuto in due dischi dell'Ufficio Stampa del Partito Socialista Democratico Italiano. Il 1° disco contiene la voce di Filippo Turati al settimo anniversario del martirio - davanti ai compagni di Francia ed agli esuli italiani antifascisti. Il 2° disco contiene la commemorazione di Giacomo Matteotti, fatta da Giuseppe Saragat a Roma il 10 giugno 1954 - trentesimo anniversario del martirio – al Lungotevere Arnaldo da Brescia nello stesso luogo in cui il primo Segretario del Partito Socialista Democratico Italiano venne rapito, seviziato ed ucciso dai sicari fascisti. "GIACOMO MATTEOTTI! SETTE ANNI DOPO!. Più si allontana il giorno in cui EGLI fu massacrato, più negli spiriti meno vigili impallidisce il ricordo di ciò ch’EGLI e stato, di ciò che il SUO sacrificio ha significato, mentre i SUOI assassini si lusingano che i tempi concederanno loro l'elemosina e l'amnistia dell'oblio gli spiriti cosiddetti forti, le piccole anime scettiche, sentenziano che non si può far politica col sentimento e che e un'illusione credere che la luce di una Spoglia pallida ed inerte possa a lungo illuminarci... Ahime! due, quattro, cinque, sei, sette anni, hanno scandito la loro agonia sul quadrante della vita. La neve di sette inverni si é
accumulata e si e disciolta silenziosamente sulla desolazione infinita di quella tomba solitaria e, malgrado ciò, più vivente di sempre, l'immagine del ricordo di LUI anima il pensiero ed il cuore dei SUOI fedeli. Oh, non è EGLI di quei morti che il tempo dissolve e distrugge. Il richiamo della SUA gloria non s'indebolisce. Lo splendore del SUO sguardo non si vela! Invano la clessidra del destino lascia cadere sul SUO nome la polvere incessante. Più questo nome è proscritto, più risuona alto. Gigante, il tempo che passa l'ingrandisce. Perchè ogni anno che si allontana, ogni giorno, ogni ora incidono profondamente il contrasto che EGLI ha incarnato. Tutto ciò che vi era nell'Italia di ieri, tutto quello che vi sarà nell'Italia di domani di più nobile, di più alto, di più eroico, vive e brilla nel SUO ricordo. Tutto ciò che sghignazza nel carnevale macabro d'oggi porta il nome dei suoi carnefici. Due Italie, due mondi: la Redenzione - la vergogna. Una Nazione che risorge, che ama, che guarda alla vetta - il carceriere, la spia, la tortura, il pensiero in ceppi, la viltà che striscia, l'orgia che rigurgita, la Penisola ridivenuta la terra dei morti. L'EROE impassibile - il lugubre commediante. Il Santo e il dannato. La mano che offre e che si offre - l'artiglio che strappa e lacera. Il premio dell'aurora e il grido notturno del gufo. Un popolo assassinato e gli assassini e i depredatori di un popolo. Riposa, caro SCOMPARSO! Ritorna al TUO sepolcro, figlio diletto! L'ora sognata d'allora non e ancora suonata, ma noi TI rinnoviamo il giuramento di allora, il giuramento di sempre. Un vecchio TE lo rinnova; col piede nella fossa tende verso il TUO sepolcro le mani deluse: in nome dei giovani, dei TUOI fratelli, dei nostri figli. Non si tradiscono i morti, la grande ora verra!".
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