Si sono conclusi i negoziati con la Croazia, che hanno fissato l'ingresso nell’Unione europea alla metà del 2013. Con la Serbia, strada è pressochè spianata per il riconoscimento, entro la fine dell'anno, dello statuto di Paese candidato all'ingresso. Nei giorni recenti, altri due avvenimenti diversissimi, non correlati l’uno all’altro, hanno ulteriormente avvicinato i Balcani all’Unione europea, dopo molti mesi di trattative: l’arresto in Serbia di Ratko Mladic, detto "il boia di Srebrenica", catturato il 26 maggio; e la visita in Croazia di papa Benedetto XVI, ai primi di giugno. Eccezion fatta della Slovenia, nessun altro dei Paesi della ex Jugoslavia, protagonisti della terribile stagione di guerre e di orrori negli Anni Novanta, é attualmente membro nell’Unione: la Macedonia ha lo statuto di candidato dal 2005, ma l’inizio dei negoziati d’adesione non è mai stato fissato a causa dei problemi con la Grecia; per il Montenegro, che ha pure ottenuto lo statuto di candidato a fine 2010, l’inizio dei negoziati non è stato ancora fissato; l’Albania ha presentato la domanda di adesione, ma lo statuto di candidato non è stato ancora concesso, dopo un parere negativo espresso della Commissione europea; la Bosnia-Erzegovina e il Kossovo non hanno nemmeno presentato la domanda di adesione.Ma lo scorso 10 giugno La Commissione europea ha approvato il dossier della Croazia, nonostante restino formalmente aperti ancora quattro capitoli di negoziati su 35. Spetta ora al Consiglio dei ministri dell’UE e al Vertice europeo del 24 giugno avallare la decisione della Commissione, poi la Croazia sarà destinata a diventare il 28/o Paese dell’Unione. Resta però ancora un sogno la prospettiva di avere tutti i Balcani nell’UE entro il 2014, cioè a cent’anni dall’attentato di Sarajevo che precipito’ i Balcani, l’Europa e il Mondo nell’orrore della prima Grande Guerra mondiale e verso il successivo affermarsi dei grandi totalitarismi. Ma non è un sogno il pensare che per quella data tutti i Balcani abbiano avviato i loro negoziati con l’Unione.

Francesco Fiorani