Il decreto Ronchi che privatizza l'acqua potabile è legge: ed è anche rivolta |
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Giovedì 19 Novembre 2009 18:30 |
Per l'acqua ai privati arriva il sì finale della Camera, ma quattro Regioni e gli ambientalisti si ribellano. Si profila così uno scontro delle Regioni e dei consumatori sulle misure del decreto Ronchi, che cambiano le regole di gestione dei servizi idrici e amplia l'ingerenza dei privati. Dopo la fiducia, anche il voto finale alla Camera dice sì al governo e al suo progetto di liberalizzazione e privatizzazione. I voti a favore sono stati 302, mentre 263 quelli contrari. C'è stata tensione prima del voto quando i deputati dell'Idv al hanno innalzato dei cartelli con su disegnata la Penisola italiana e la scritta "Giù le mani dall'acqua". Ma anche il WWF chiede di fermare il
decreto con un estremo appello affinché venga stralciato l'articolo sulla cosiddetta privatizzazione dell'acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione di un bene comune e un diritto fondamentale quale è l'acqua. Alcune Regioni hanno già minacciato un ricorso alla Corte Costituzionale. e anche l'associazione nazionale dei comuni italiani, l'ANCI, trova carente il testo nella distinzione tra reti idriche e gestione. Quello dell'acqua, quindi, rischia di diventare un terreno di scontro istituzionale e di tradursi anche in scontro politico, in vista delle ormai imminenti elezioni regionali. Proprio la Regione Emilia Romagna è fra quelle che si è già candidata ad appellarsi alla Consulta, poichè "l'acqua non può non essere pubblica.", come afferma il suo presidente Errani. Piemonte e Marche seguiranno la stessa strada. Poi c'è la Puglia, che ha fatto da apripista, annunciando già una decina di giorni fa, l'intenzione di impugnare la legge, che intanto è diventata, appunto, legge.
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