Marche: Dichiarazione di Spacca sulla Fincantieri |
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Martedì 08 Novembre 2011 20:19 |
Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, non ha potuto oggi prendere parte all’assemblea pubblica sulla Fincantieri in quanto chiamato a Roma a partecipare ad un’altra riunione che riguarda la procedura straordinaria della Antonio Merloni che sta vivendo una analoga situazione di gravissima crisi. Di seguito la dichiarazione del presidente Spacca sulla vertenza Fincantieri. “La vertenza Fincantieri già da molti mesi è stata portata dalla Regione
Marche sui tavoli nazionali: all’attenzione sia della Conferenza dei Presidenti in almeno tre sedute specifiche, che della Conferenza Stato-Regioni attraverso il diretto coinvolgimento del Ministro Romani. Siamo certi che, nonostante le dichiarazioni oggi rilasciate, questo sia perfettamente a conoscenza della senatrice Sbarbati e degli altri parlamentari. Purtroppo la trattativa nazionale non ha prodotto fin qui alcun tipo di risultato. Anche per questo la Regione ha deciso di favorire un confronto a livello regionale. I parlamentari marchigiani ed i lavoratori di Fincantieri sanno bene che la Regione Marche, nel rispetto di ruoli che richiamano unicamente la responsabilità di azienda e organizzazioni dei lavoratori, fin dall’inizio ha seguito la vertenza con grande determinazione, aprendo un tavolo di incontro che ha avuto anche la presenza dell’amministratore delegato Bono, finalizzato all’obiettivo di ‘riportare il ferro’ nel cantiere e salvaguardare tutti i lavoratori interessati. Alle organizzazioni sindacali confermo che la Regione continua a fare tutto quello che è nelle sue prerogative per favorire il dialogo e tenere aperta la trattativa, superando ogni rigidità - da qualunque parte provenga - oggi non più accettabile. Infatti il futuro dello stabilimento anconetano di Fincantieri è una priorità assoluta della strategia di difesa del lavoro della Regione Marche, che nasce dalla consapevolezza che Ancona, la sua provincia e tutte le Marche non possono permettersi in questo momento di grave crisi di rinunciare a oltre 1.800 posti di lavoro, tra diretti e indiretti, con tutte le conseguenze di bilancio sociale che questo comporta”. |