La Commissione europea per frenare la concorrenza cinese sulle scarpe |
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Domenica 20 Dicembre 2009 08:24 |
La Commissione europea ha proposto al Consiglio una proroga di 15 mesi per le misure antidumping relative alle calzature di cuoio provenienti dalla Cina e dal Vietnam. I dazi, del 16,5% sulle calzature cinesi e del 10% su quelle vietnamite, sono stati imposti nel 2006. Su domanda dell'industria, la Commissione ha svolto un'inchiesta diretta a stabilire se le misure debbano continuare dopo la data di scadenza normale. Secondo l'inchiesta, la proroga delle misure sarebbe giustificata e propone di prorogare di 15 mesi le misure antidumping sulle calzature di cuoio. L'inchiesta, iniziata nell'ottobre 2008, ha rilevato che, nonostante i dazi, le scarpe di cuoio cinesi e vietnamite continuano a essere vendute in dumping sul mercato europeo. Anche se le misure hanno
arginato in parte gli effetti del dumping, questo comportamento contrario alla concorrenza ha continuato a causare notevoli danni ai produttori UE che stanno sforzandosi di adeguare i loro modelli commerciali. Abolire le misure in questo momento farebbe aumentare il dumping e il relativo pregiudizio e potrebbe bloccare il processo di adeguamento di un'industria che nell'UE occupa oltre 260.000 lavoratori. Inoltre, dall'inchiesta non risulta che i dazi abbiano avuto significativi effetti dannosi sui consumatori o sui distributori: i prezzi al consumo sono rimasti praticamente stabili, mentre i profitti dei distributori, pur essendo più modesti, sono superiori al 20%. La stabilità dei prezzi riflette il livello relativamente basso dei dazi (compreso tra il 9,7% e il 16,5% dei prezzi d'importazione): in media, su un paio di scarpe venduto al dettaglio a 50 euro e importato a circa 9 euro, viene prelevato un dazio inferiore a 1,5 euro. In base a questi elementi, le regole antidumping della UE giustificano la proroga delle misure. Nella sua raccomandazione la Commissione ha tuttavia proposto una proroga di 15 mesi, invece che di 5 anni (il massimo consentito dalle norme), perché dall'inchiesta risulta che il processo di adeguamento dell'industria è ben avviato. Dall'inchiesta emerge che dopo l'aprile 2011 è improbabile che l'industria europea risentirà in misura significativa delle importazioni cinesi e vietnamite. Una proroga di 15 mesi basta dunque a rimuovere il pregiudizio e minimizza tutti gli effetti sulle parti interessate. Nel preparare la raccomandazione, la Commissione ha accuratamente ponderato i risultati dell'inchiesta, le osservazioni di tutte le parti interessate e il parere tecnico di esperti degli Stati membri. Spetta ora agli Stati membri prendere una decisione, che dovrebbe essere pubblicata entro il 2 gennaio 2010.
Francesco Fiorani |