Deforme. L’abbiamo detto altre volte: deforme dopo deforme, ecco come siamo finiti. Ci riempiono la testa di promesse strabilianti atteggiandosi a “statisti tuttologi”, solo capaci di inventare paroloni, magari in lingua straniera per darsi più contegno. E giù a fare “riforme” una dietro l’altra, senza capo né coda, basta che si cambi. Cambiamento è la parola magica che “aggiusta” tutto. E lascia i danni tremendi che sono sotto gli occhi di ognuno, con l’unico risultato che porta diritto alla demolizione della vera democrazia e della libertà dei cittadini che, ormai schifiti, non vanno più nemmeno a votare. E se ci vanno è del tutto inutile, perché le “deforme” messe in piedi ci stanno progressivamente togliendo il diritto di eleggere liberamente chi deve governarci o amministrarci: vedi l’abolizione del Senato (che, per quel che rimane, se lo eleggeranno tra di loro), vedi l’abolizione delle Province (i cui amministratori se li sono già eletti tra di loro fino
alla prossima “deforma” che le farà scomparire), vedi la prossima soppressione dei liberi Comuni (fusi per incorporazione referendaria o per fusione obbligatoria sotto ricatto, come vuole il PD che ormai non significa più Partito Democratico, perché ha conquistato con il “cambiamento” un ben diverso concetto di democrazia). Deforme dopo deforme, ecco come siamo finiti. L’esempio più clamoroso è stata la serie infinita delle riforme (deforme) della sanità di questi ultimi trenta anni, poi ognuna sistematicamente ri-riformata a stretto giro di “deforma”. E ogni volta i neo-riformatori (deformatori) annunciavamo l’improcrastinabilità di ogni “nuova riforma” (deforma) appena sfornata, salvo dopo poco ricominciare a invocare una “riforma” nuova. Ogni volta perché la situazione, così com’era, non andava più e bisognava “cambiare”. E cambiamento dopo cambiamento, riforma dopo riforma, deforma dopo deforma, a seguito della “riforma sanitaria” degli anni ’80-‘90 hanno inventato le ULSS, poi a stretto giro le USL, poi dopo un po’ le ASL, quindi recentemente le ASUR e adesso stanno discutendo di Aree Vaste, Case della Salute, Punti Nascite e via discorrendo con parole e parolone sempre nuove e cangianti, capaci di coprire a chiacchiere il vuoto che lasciano. Tanto è vero che proprio in questi giorni la Regione sta varando, dice, la “nuova riforma”. Un’altra. E a guidare tutti questi “cambiamenti” è sempre il sinistro PD, instancabilmente, testardamente, freneticamente, forsennatamente, ossessivamente. “Chi cambia è di sinistra, chi non vuole cambiare è di destra”, ha detto il mai eletto socialista Renzi, capo del governo, capo del PD e capo di chissà cos’altro (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/31372-dallitalia-e-proprio-una-caduta-di-stile-anzi-una-deforma). Noi, che tuttavia non siamo né di sinistra e nemmeno di destra, non apprezziamo i parolai trabordanti e incontenibili, niente abbiamo a che spartire con questa divisione dualista, gnostica e agnostica della società in categorie partitiche che non hanno alcun vero senso politico, perché il vero senso della politica è stato smarrito tra i “cambiamenti” di questa classe (anzi, casta) politica e rifiutiamo queste semplificazioni concettuali mistificatorie. Il perché lo diciamo con un esempio. Trent’anni fa a Montenovo avevamo l’Ospedale con Medicina, Chirurgia, Ostetricia, Laboratorio Analisi e presso l’Ospedale lavoravano decine fra medici, infermieri, impiegati, ausiliari, operai. Era il frutto di secoli di miglioramenti e di lasciti di “benefattori” meritevoli, che oggi più nessuno ricorda, salvo noi, che siamo purtroppo costretti ad abbrunare la lapide loro dedicata nell’atrio dell’ormai ex Ospedale. In quell’Ospedale in cui quarant’anni fa era stata istituita anche la Guardia Medica con i centralinisti per le chiamate e il medico di turno. Poi è arrivato il finimondo con il sinistro “ventennio sfascista”: via i medici, via gli infermieri, via gli impiegati, via gli operai, via l’Ospedale e via “deformando”. Mentre la sinistra parlava di “razionalizzazione” e di “miglioramento”. A parole. Nei fatti, invece, non è rimasto più niente: è stato chiuso l’Ospedale che a Montenovo c’era già prima del 1342, quasi settecento anni fa e con gli anni ‘90 è finito, “cambiato”, “deformato”. Ci avevano lasciato solo il posto per malati terminali: la RSA, Residenza Sanitaria Assistita, luogo dove si poteva solo sperare di morire almeno dignitosamente. Non c’è più nemmeno quella: “deformata”, vuota, deserta. E adesso “deformeranno” anche la Guardia Medica: togliendo anche quella nell’ “Ospedale che fu”. Tanto, con il sindaco che purtroppo abbiamo…
da montenovonostro |