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Home Comunità montenovonostro Roma: Sullo Ius soli e sui ruoli della Chiesa e dello Stato
Roma: Sullo Ius soli e sui ruoli della Chiesa e dello Stato PDF Stampa E-mail
Giovedì 28 Settembre 2017 16:30

Roma Sullo Ius soli e sui ruoli della Chiesa e dello StatoBolle al calor rosso (e “rosso” è proprio il caso di dirlo) la questione del cosiddetto “ius soli”, cioè la proposta di legge insistentemente sospinta dal PD che vuole concedere l'automatica e immediata acquisizione della cittadinanza in Italia come conseguenza del fatto di essere nati sul suo territorio, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori. La proposta di legge, lungamente dibattuta in Parlamento, ha subìto l’arresto, dopo il dietro front del ministro degli Esteri Angelino Alfano e del suo partito Alleanza Popolare che hanno dichiarato il loro voto contrario. Forse spaventato dall'ascesa dell'estrema destra anti-immigrazione della Germania nelle recentissime elezioni politiche tedesche, il ministro ha l’altroieri manifestato l'intenzione di rimandare la questione alla prossima legislatura perché "i tempi non sono ancora maturi, si tratta di una cosa giusta nel momento sbagliato". La valutazione è soprattutto politica perché, dice, il rischio è quello “di favorire la destra". Con la retromarcia di Alfano sembrano dunque chiudersi i giochi sull'approvazione del disegno di legge sulla cittadinanza, almeno in questa legislatura. Abbiamo già detto altre volte il nostro pensiero in proposito. Non da ultimo con l’ampio e articolato comunicato del Mercoledì 13 Settembre 2017 dal titolo “Roma: Altro che “novità deformatiche” odierne” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/39936-roma-altro-che-novita-deformatiche-odierne) al quale non dobbiamo aggiungere niente di più. Tuttavia un elemento nuovo si è presentato in questi giorni di dibattito infuocato. Sembrerebbe che, anche il Vaticano abbia preso una decisa posizione a favore dell’approvazione della legge e, anzi, la questione, spinosa già di per sé per la paura di quasi tutti i partiti di avvallare una legge ritenuta impopolare, si complica ulteriormente dopo l'invito della Cei ad andare avanti sul tema. “Penso che la costruzione del processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza - ha detto l’altroieri il Presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti - che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé". Questa dichiarazione è stata variamente commentata e valutata, soprattutto a sinistra vi si legge solo un tentativo di aspettare le elezioni, per non imbarcarsi in un tema tanto delicato proprio a fine legislatura. Non ci pare. La dichiarazione è quella che è: un aperto sostegno al provvedimento legislativo insistentemente voluto dalla sinistra sul quale, l’abbiamo detto, non siamo d’accordo, per tutti i motivi contenuti nell’ampio e articolato comunicato sopra citato. Chiariamo subito che ci sentiamo intimamente e pubblicamente credenti cristiani cattolici e non vorremmo mai contrapporci a Santa Madre Chiesa. Ma qui non sono in discussione le verità immutabili della fede, che impone a ogni cristiano cattolico il dovere morale di esercitare le sette opere di misericordia corporali, compresa quella di accogliere, sfamare e vestire i migranti. Su questo non deflettiamo dall’insegnamento immutabile del Vangelo e del magistero pontificio. Ma questo dovere di accoglienza misericordiosa non può estendersi oltre il campo morale e comportamentale, per invadere quello civile e legislativo, come in effetti fa questa proposta di legge. Su questo campo non ci sentiamo di derogare dall’insegnamento evangelico che impone di “dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Tradotto significa che la Chiesa deve occuparsi di Dio e dell’anima dell’uomo, ed anche del corpo dell’uomo, ma deve lasciare allo Stato (Cesare) le sue attribuzioni e competenze. Siamo cristiani cattolici e siamo stati educati al principio della laicità dello Stato. L’intervento della Chiesa in materia di legislazione ci appare in questo caso poco opportuna. E ci appare anche controproducente, perché apre un conflitto di coscienza proprio tra quei larghi strati di popolazione di fedeli che non sembrano, né sono, affascinati dall’idea di accelerare i tempi di un diritto certamente condivisibile, ma al tempo opportuno. Il diritto alla cittadinanza non ha niente a che vedere con il dovere di accoglienza, sul quale noi assolutamente concordiamo. Ma insistiamo a ritenere che non c’è nessun  motivo plausibile per riconoscere una “cittadinanza” prima della maggiore età degli interessati e prima del giuramento necessario all’assunzione di dovere civili in corrispondenza di altrettanti civili diritti. Purchè ottenuta ad esplicita richiesta dei maggiorenni e non indiscriminatamente concessa anche a chi un domani potrebbe non volerla o rifiutarla. Perché in questo caso, come se ne uscirebbe? Retroattivamente? Non scherziamo. Il PD può anche “deformare” tutto, come fa sempre o almeno spesso, perché dice di essere per il “cambiamento” sempre e comunque, ben sapendo dove questo conduce davvero, ma chi invece riflette pacatamente e seriamente non può lasciarsi trascinare così sullo “Ius soli” e sui ruoli della Chiesa e dello Stato.

da montenovonostro

 

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