Palermo: Chi ha paura di una statua o un quadro? |
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Martedì 28 Novembre 2017 16:07 |
Sconcertati è dire poco. Una strana frenesia iconoclasta attraversa questa nostra povera nazione allo sbando di idee e ideologie. Non tiene più niente e non otterrà più niente, se continua così. Anzi, sarà destinata a vederne di cotte e di crude, se non mette la testa a posto. Da un po’ di tempo i lupi se vestono da agnello e mellifluano con deboli e instabili. E quanto più
contorcono linguaggi e pensieri, tanto più si avvicinano al ridicolo, se non addirittura al baratro. Già pochi giorni fa l’avevamo scritto (Mercoledì 15 Novembre 2017 “Ostra Vetere: Idiozie atee” - http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/40888-ostra-vetere-idiozie-atee) che pur di distruggere la nostra identità culturale e morale bimillenaria, circola in questo nostro misero mondo anche gente che arriva a dire che i canti natalizi farebbero male a chi li ascolta. Mancava che aggiungessero (come da anni stanno facendo obbrobriosi attentatori alla nostra civiltà occidentale) che non dobbiamo più ascoltare quei canti, altrimenti offendiamo i mussulmani. E adesso ne dobbiamo registrare un’altra, di panzana, appena partorita e sciorinarta così, quatta quatta, da questa cultura laicista iperimmaginifica e mistificatoria, che spiattella sotto il naso nostro il frutto avvelenato di una bella improntitudine antireligiosa paludata come la quintessenza distillata dagli alambicchi stantii di chissà quale “iper-garantista” a senso unico. In queste ore la città di Palermo si è divisa sulla decisione del dirigente Nicolò La Rocca di rimuovere dalla scuola “Ragusa Moleti” le statue della Madonna e di Gesù Cristo, oltre alle immagini dei Papi, e le preghiere dei bambini prima di mangiare. E ha fatto togliere addirittura il crocefisso dall’aula. Statue, quadri e crocefissi che stanno lì da anni e di certo non hanno mai fatto male a nessuno, tantomeno a mensa. Eppure la furia iconoclasta neo-giacobina non perdona: statue, quadri e preghiere se ne devono andare perché, secondo il dirigente e colleghi, “la scuola pubblica non può e non deve essere luogo di professione di fede, di nessuna fede, la scuola è luogo di confronto, dove si può anche discutere di fede, ma dove il dogmatismo (sia esso di tipo religioso, o storico, o scientifico, qualunque tipo) non deve trovare dimora. La scuola è luogo di incontro di numerose religioni e tra queste occorre trovare una convivenza civile, democratica, rispettosa della fede, della dignità, del diritto di ognuno”. Ergo, via tutti i simboli religiosi cattolici. No, non ci siamo. I simboli sono simboli e sono storia. Deve aver fatto scuola, da quelle parti, l’ “alto insegnamento” della “presidenta” della Camera dei Deputati “onorevola” Laura Boldrini che vuole far demolire i monumenti romani che ancora testardamente si ostinano a mostrare le scritte “DVX” ai Fori Imperiali, così come i mujaheddin hanno distrutto con le bombe i monumenti archeologici di Palmira o le statue del Buddha in Iraq. Mala tempora currunt. Sarebbe come se qualcuno volesse far togliere la statua della “Madre” davanti alla nostra Scuola Media, perché limita la “parità di genere” tra “genitore 1” e “genitore 2”, oggi che lo Stato ammette le unioni omosessuali e trascrive le “genitorialità” delle coppie gay. Oppure che si debbano togliere le scritte delle marche di benzina sui distributori di carburanti perché lederebbero le libertà commerciali della concorrenza. Davvero, mala tempora currunt, ma chi ha paura di una statua o un quadro?
da montenovonostro |