Se non fosse una cosa tremendamente seria, verrebbe da riderci un po', magari bollando Zingaretti come imbronciato permaloso, come i monelli piccoli che per un nonnulla guastano il gioco e rovinano la festa. Ma qui non siamo tra monelli, anche se non ci fa proprio una bella figura Zingaretti a rovesciare così il tavolo. Cosa è successo? E' successo quello che già ieri aveva intuito Scelta Popolare (http://www.ccpo.it/comunita/scelta-popolare/58942-dallitalia-che-succede-nel-pd) quando si domandava cosa stesse succedendo di grosso
dentro il più grande partito della sinistra allo sbando. Adesso lo sappiamo cosa stava succedendo. Il segretario nazionale di quel partito e contemporaneamente presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, oggi ha sbruffato di brutto e ha sbattuto la porta in faccia ai suoi. "Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario – ha pronunciato sdegnato Zingaretti - da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie quando esplode il Covid" ha scritto su Facebook il segretario democratico. Continuiamo a chiamarlo ancora così, “democratico” perché questo è l’aggettivo che si è scelto il partito che, per essere democratico davvero, avrebbe dovuto tenere ben altri e più dignitosi comportamenti. Democratito è l’aggettivo del sostantivo democrazia, che significa pensieri, idee, strutture, prassi e comportamenti ben precisi: la democrazia (dal greco antico: δῆμος, démos, «popolo» e κράτος, krátos, «potere») etimologicamente significa "governo del popolo", ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato come l'insieme dei cittadini che ricorrono a strumenti di consultazione popolare (es. votazione, deliberazioni ecc.), tutte comunque caratterizzate dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare e di governarsi autonomamente. Nella democrazia rappresentativa il potere sovrano è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo nel Parlamento e i cittadini sono comunque liberi di candidarsi (entrare in politica) per diventare rappresentanti, qualunque sia il loro stato sociale. Il potere sovrano, dunque, e' esercitato dal popolo nella misura in cui ciascun cittadino, avente diritto di voto, elegge in elezioni politiche per suffragio universale i propri rappresentanti di governo in Parlamento. Ma governare presuppone operare scelte ideali, e queste non possono che articolarsi sulla base di una o più ideologie espresse attraverso lo strumento dei partiti politici. Un partito politico è un'associazione tra persone accomunate da una medesima visione, identità, linea o finalità politica di interesse pubblico circa la gestione dello Stato e della società con la definizione di un programma politico da perseguire. I partiti sono quindi mediatori tra lo Stato e i cittadini e svolgono la funzione di controllo dei governati sui governanti. L'articolo 49 della Costituzione Italiana dice che "tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". I partiti si distinguono a livello organizzativo a seconda di una struttura più o meno verticistica, più o meno movimentista. I partiti di stampo socialista e comunista, nonché quelli post-fascisti, si sono contraddistinti per la presenza di ampi organi assembleari e ristretti gruppi dirigenziali. Spesso i vertici del partito non venivano scelti direttamente dagli iscritti o dalle assemblee congressuali, ma dagli uffici di presidenza. Altri partiti, invece, hanno fatto propria una prassi più "democratica", attenta cioè a favorire il coinvolgimento della base nelle decisioni di vertice. L'organizzazione interna dei partiti è molto variabile da un partito all'altro. Di solito gli organi più importanti sono: il rappresentante di vertice variamente denominato (leader, presidente, segretario generale, segretario politico ecc.); l'organo assembleare che rappresenta gli iscritti, di solito denominato congresso (o convenzione o conferenza); un organo assembleare più ristretto che sostituisce il congresso tra una sessione e l'altra, quale il comitato centrale (tipico dei partiti comunisti e socialisti) o altri analoghi; un organo collegiale ancor più ristretto, quale l'ufficio politico (tipico dei partiti comunisti e socialisti) o altri analoghi. Nel PD il vertice è (era) rappresentato da Nicola Zingaretti (Roma, 11 ottobre 1965) è stato segretario nazionale della Sinistra giovanile, presidente dell'Unione Internazionale della Gioventù Socialista ed eurodeputato al Parlamento europeo, dal 28 aprile 2008 al 29 dicembre 2012 è stato presidente della Provincia di Roma, dal 12 marzo 2013 è Presidente della Regione Lazio e dal 17 marzo 2019 è (era) Segretario Nazionale del Partito Democratico. Con tutte queste esperienze politiche cumulate è stato certamente uno dei membri più in vista della sinistra del partito. Quindi si dovrebbe presumere che oltre all’esperienza e alla competenza politica dovrebbe avere anche doti di fermezza e autorevolezza adeguati. Dovrebbe. Ma è davvero così? Come è stato possibile che al vertice di un partito politico fra i più importanti d’Italia sia stato scelto uno che d’improvviso manda tutto all’aria e se ne va sbattendo la porta con tale forza da far tremare il “palazzo”? Come è possibile che possa aver mosso tremende accuse ai suoi compagni di partito che attacca duramente, accusandoli di "pensare più alle poltrone che al bene del Paese"? E’ una accusa gravissima che non può essere sottovalutata. E’ davvero così e il partito PD è diventato il peggior partito d’Italia, oppure è Zingaretti che, incapace di guidarlo, è il peggior segretario che il PD abbia mai avuto? Rispetto a queste due interpretazioni che ne possono essere altre intermedie e meno drastiche? Che cosa c’è dietro, che non sappiamo? E come è possibile che “dietro” ci possa essere qualcosa di diverso rispetto alle dure accuse di Zingaretti? E’ Zingaretti solo un permaloso risentito e incontrollabile? Oppure c’è del vero (e tanto) nelle durissime accuse che lancia ai suoi compagni di partito? Come è possibile, come è stato possibile che si arrivasse a tanto? Se la cosa non fosse tremendamente grave, verrebbe voglia di parodiarla con il classico esempio dei ragazzini viziati e dispettosi che, quando non riescono imporre la loro smania prepotente di potere sfasciano il gioco e litigano con i compagni urlando: “Aridàdeme le pallìne mìa, che con voià’ n’ce giògo più”. Lo sapremo nei giorni prossimi, ma intanto non è una bella figura quella che fanno Zingaretti e il PD.
da montenovonostro |