Nell'ufficio di presidenza del Pdl di mercoledì prossimo, Silvio Berlusconi cercerà di chiudere il cerchio delle candidature per le elezioni regionali del prossimo marzo e definire la strategia delle alleanze con l'Udc. Berlusconi vorrebbe rafforzare il no alle alleanze variabili dell'Udc, ed è pronto all'aut-aut. O Casini accetta, altrimenti fa saltare tutto. Linea su cui i finiani sono decisamente più cauti, per l'importanza che il voto centrista può avere per la vittoria della Polverini nel Lazio, che l'Udc si è detta disposta a sostenere. Da giorni Silvio Berlusconi ripete la tentazione di sganciarsi dall'Udc, convinto della capacità del Pdl di affermarsi anche da solo, pressato anche dalla Lega, da tempo contraria al doppio forno centrista. Berlusconi ne ha parlato anche con Gianfranco Fini, meno intransigente però nei confronti dell'Udc. Ma dopo l'intervista in cui Casini si dice pronto a far saltare l'accordo nel Lazio "se il Pdl prende una decisione inaccettabile che taglia la testa al toro, cioè se ridiscute gli accordi su scala nazionale", il braccio di ferro si irrigidisce. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, è per lasciare libertà alle proprie organizzazioni sul territorio di "realizzare alleanze anche con L'Udc", però "in modo chiaro", poichè esprime la propria contrarietà alla politica dei due forni. Ma è difficile fissare un limite all'autonomia dell'Udc che, dopo il Lazio, povrebbe allearsi col Pdl anche in Campania e Calabria, dove i centristi, finora vicini a Scopelliti, potrebbero virare sul centrosinistra se il candidato sarà l'Udc Domenico Occhiuto. In Puglia, invece, è dato per scontato l'appoggio di Casini a Francesco Boccia del Pd, se vincesse le primarie del centrosinistra con Niki Vendola. E se Berlusconi è pronto all'aut-aut, la rottura spaventa i finiani.