Ostra Vetere: In un solo scatto fotografico ben tre upupe sul colle Paradiso |
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Martedì 26 Giugno 2012 18:31 |
Già lo scorso anno ne avevamo dato notizia con l’articolo http://www.ccpo.it/gazzetta-dj/comunicati/7461-ostra-vetere-lupupa-messaggero-della-regina-di-saba-sul-colle-paradiso e quest’anno il raro avvistamento non solo si è ripetuto, ma addirittura moltiplicato. Da giorni una intera famigliola di “upupe” (ben sei) svolazza sul Colle Paradiso. Nel singolare scatto fotografico della prima immagine a lato siamo riusciti a immortalarne contemporaneamente tre, mentre le altre tre svolazzavano fuori campo, una delle quali ripresa nella seconda foto mentre osserva le altre dalla rete di recinzione. Non capita tutti i giorni di trovarsi in giardino le “upupe”, variopinti uccelli dialettalmente conosciuti come “paùcche”. Ecco nella foto superiore ritratti tre dei singolari uccelli sul prato e in volo fra gli alberi. La foto è stata scattata in lontananza, per non spaventare i singolari ospiti. Nel montaggio della sottostante immagine, una seconda foto con uno dei singolari animali. L'upupa è lunga 25–29 cm, con apertura alare di 44 – 48 cm. Il piumaggio è inconfondibile, marrone molto chiaro nella parte superiore e a strisce orizzontali bianco-nere nella parte inferiore. Il capo è provvisto di un ciuffo erettile di penne, il becco è piuttosto lungo e sottile e leggermente ricurvo verso il basso. In volo la silhouette è caratterizzata da ampie ali arrotondate e dal lungo e sottile becco; posata
appare snella, con corti piedi e testa ornata da un vistoso ciuffo erettile di penne ad apice nero. I sessi sono simili. L'upupa è diffusa nell’Europa centro-meridionale, in Asia e Africa settentrionale. Migra verso i tropici in inverno. È amante dei luoghi secchi, semi-alberati caldi e assolati: la si può incontrare presso boschetti o frutteti o lungo strade sterrate dove spesso si concede bagni di polvere. Il tradizionale paesaggio agricolo dei versanti vallivi esposti a sud, con un mosaico di filari d'alberi, campi terrazzati, prati e vigneti, è ideale per l'upupa; la specie ha per contro abbandonato le monocolture presenti nelle pianure più fertili. È presente anche nelle zone verdi delle città. Nidifica nelle cavità degli alberi, negli anfratti di rocce o di manufatti, quali muri a secco o edifici rurali. L'upupa si nutre di larve di invertebrati, grossi insetti, lombrichi, molluschi, ragni. Da marzo a giugno la femmina depone e cova per circa 16 giorni in una cavità 5-7 uova bianco-verdastre. Dopo 3-4 settimane i piccoli lasciano il nido. Le covate possono essere 2 all'anno. Il canto, un monotono "houp-oup-oup", viene ripetuto incessantemente durante la prima fase del ciclo riproduttivo. Nel Corano l'upupa è descritta come messaggero che porta a Salomone la notizia dell'esistenza della Regina di Saba e viene a questa rispedita dal re d'Israele per chiederle di convertirsi. Nell’Antico Testamento l'upupa assume una connotazione negativa, venendo annoverato fra gli uccelli immondi della cui carne è vietato cibarsi. Con l'errata attribuzione di uccello notturno, l'upupa compare in “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo. Eugenio Montale invece dà dell'upupa un'immagine solare: Upupa, ilare uccello, alìgero folletto. E ora svolazza festosamente, insieme alla nidiata, sul Colle Paradiso.
Alberto Fiorani |