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Home Gazzetta dj Comunicati Ostra Vetere: Nella Repubblica dei piccioni chi becca becca?
Ostra Vetere: Nella Repubblica dei piccioni chi becca becca? PDF Stampa E-mail
Venerdì 02 Giugno 2023 18:44

Ostra Vetere: Nella Repubblica dei piccioni chi becca becca?Ci scriveva un nostro lettore alcuni pensieri controcorrente. Non riteniamo di doverci esimere dal renderli noti, considerato l’evidenza di tante amare verità. Ecco cosa scriveva: “Oggi è la Festa della Repubblica e vorremmo tanto festeggiare anche noi, come è giusto che sia. L’anima di un popolo si dimostra anche nella sua forma di Stato e quello italiano, così è stato sempre affermato, è uno Stato democratico e di diritto, i cui caratteri di libertà, democrazia, giustizia e progresso mediante il lavoro dovrebbero essere capisaldi certi e riconoscibili nella vita quotidiana di tutti, tanto dello Stato, che della generalità dei suoi cittadini. Dovrebbero. E siamo costretti a usare il condizionale più come rimpianto e desiderata aspirazione, poichè non ci sembra di poter usare il tempo presente come affermazione di principio: devono. "Dovrebbero" e "devono", aspirazione e cruda attualità, condizionale e presente del verbo "dovere" da troppo tempo scomparso dal lessico della vita politica. Tutto quello che sta succedendo da almeno tre anni a questa parte, ma forse anche da più, ha scalfito in tanti e troppi cittadini una fede istituzionale che ritenevamo incrollabile, alimentata da settanta anni di libertà e democrazia. Non ci piacciono le “geremiadi” e le “lamentazioni”, poiché vorremmo pensare sempre in positivo, ma possiamo fare diversamente di fronte a quello che sta succedendo quotidianamente? La malapianta della corruzione, l’inefficienza cronica delle istituzioni, i pessimi esempi che vengono dal mondo della politica e della magistratura fanno pensare al peggio. Tratteremo altrove dei fatti di corruttela che indignano ogni coscienza democratica, parleremo anche dei ritardi e delle inefficienze dell’apparato pubblico, oggi però vogliamo limitarci a un esempio che viene dalla cronaca: da tempo si parla degli esorbitanti stipendi, indennità, benefici e vitalizi che il mondo politico ha ritenuto di doversi attribuire in barba a ogni principio di equità sociale. Proprio negli anni scorsi venivano pubblicate le dichiarazioni dei redditi (redditi si fa per dire, poiché non attengono a corrispettivi da lavoro, ma a prebende e indennità) dei politici e viene da stupirsi per quanto hanno “guadagnato”. Il nostro lettore si limitava a qualche esempio: quello dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, che denunciava un reddito di 114.000 euro, che non era eccezionale e forse uno dei più bassi, visto che non era stato nemmeno eletto onorevole e non poteva quindi contare sulla corrispondente indennità. E ricordava anche l’indennità dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ammontava a 248.000 euro: il doppio di Renzi. Non era certo poco, ma il nostro lettore si domandava se qualcuno voglia spiegargli come mai il semplice ex Segretario della Giunta Regionale, Mario Conti, che noi conosciamo bene, percepiva un compenso che pesava sulle casse regionali per ben 279.473,00 euro l’anno? (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/21839-ostra-vetere-altro-che-80-euro-al-mese-ma-quanto-guadagna-un-dirigente-pubblico-fine-dei-conti), addirittura più dell’allora Presidente della Repubblica. Ammappa, oh! E il nostro lettore voleva tanto domandare chi, perchè e con quale criterio aveva deciso di remunerarlo con un onere più che doppio rispetto al “reddito” dell’allora del Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi e addirittura di più dello stesso ex  Presidente della Repubblica Napolitano? Chi e perché aveva deciso di gratificarlo così tanto? Forse che le risorse della Regione non erano e non sono soldi nostri? Di noi che continuiamo a pagare tasse sempre più esorbitanti e che poi vengono utilizzate così, per far arricchire politici e dirigenti? Altro che Festa della Repubblica! Qui sono solo i “piccioni” a festeggiare. E chi becca, becca”, concludeva il nostro lettore. Non ce la sentiamo di aggiungere altro: è detto tutto.

 

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