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Home Gazzetta dj Comunicati La nuova Europa parte (in sordina) dalle nomine: ma D'Alema no
La nuova Europa parte (in sordina) dalle nomine: ma D'Alema no PDF Stampa E-mail
Sabato 28 Novembre 2009 10:04
L'onorevole Massimo D'Alema bocciato dai compagni socialisti europeiDal direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione europea, Carlo Corazza, riceviamo la seguente comunicazione: "La vecchia storia per cui l'Europa per esistere deve avere un volto riconoscibile o un unico numero di telefono è stata rispolverata anche in occasione delle nuove nomine legate alla prossima entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Come noto, il Trattato prevede numerose innovazioni per rafforzare la legittimazione, l'efficacia e la democraticità del meccanismo decisionale europeo; tra questa, particolarmente rilevanti, le figure del presidente del Consiglio europeo e l'alto rappresentante per la politica estera e vicepresidente della Commissione europea. Dopo intensi negoziati e varie girandole di nomi più o meno illustri, finalmente il Consiglio europeo straordinario del 18 - 19 novembre è arrivato ad un accordo sulla designazione di chi dovrà svolgere queste funzioni chiave: Catherine Ashton, attuale commissaria per il commercio, ottiene il posto di alto rappresentante, il primo ministro belga Van Rompuy quello di primo presidente permanente. L'opinione pubblica europea, dopo tutti questi anni di attesa per avere un nuovo trattato europeo può porsi, legittimamente, l'interrogativo sul ruolo di queste due nuove figure e sui criteri con cui sono state selezionate le personalità che ricopriranno questi posti. Il nuovo presidente rimarrà in carica per due anni e mezzo e presiederà le riunioni del Consiglio rappresentando l'UE sulla scena mondiale. Non si tratta tanto di dare un volto unico all'Europa, ruolo che si avvicina di più a quello del presidente dell'esecutivo UE Barroso, già confermato per altri cinque anni; ma piuttosto di coordinare le priorità e l'agenda politica dei ventisette Stati per un periodo che vada oltre i sei mesi delle presidenze di rotazione che hanno finora caratterizzato l'impianto decisionale europeo. Da questo punto di vista la figura di un abile mediatore, a cui è stato attribuito il merito di aver riportato un paese diviso tra Valloni e Fiamminghi come il Belgio a una certa stabilità, può anche essere adatta. Anche se la mancanza di grande esperienza internazionale, la scarsa notorietà e, soprattutto, l'aperta contrarietà alla prospettiva di allargamento alla Turchia, con cui sono già stati aperti negoziati di adesione con voto unanime del Consiglio e approvazione del Parlamento, ha suscitato non poche perplessità. La britannica Ashton, se il Parlamento europeo confermerà la sua designazione, avrà invece il difficile ruolo di tentare di coordinare meglio l'azione di politica estera e relazioni economiche esterne della UE. Il suo compito è quasi una "mission impossible". Dovrà sedere sia ai Consigli Affari Generali dei Ministri degli Esteri, che presiederà, sia al Collegio dei Commissari, di cui sarà vice presidente. E occuparsi del nuovo servizio diplomatico comune formato per 1/3 da diplomatici di carriera, per 1/3 da funzionari del segretariato generale della Commissione e per 1/3 da funzionari del servizio Relex, sempre della Commissione. La Ashton potrebbe avere anche il controllo politico delle quasi 160 delegazioni che l'UE ha in giro per il mondo e che costituiscono la vera ossatura delle relazioni dell'Europa con i paesi terzi e lo strumento principale per la gestione di un ricco budget di svariati miliardi di euro. La Baronessa Ashton sarà all'altezza? E perché è stata scelta una figura poco nota e con poca esperienza internazionale, al posto di ex primi ministri o ministri degli esteri come Milliban o lo stesso D'Alema? Sicuramente la Ashton ha la fama, meritata, di essere brava. E l'esperienza al Commercio di quasi un anno e mezzo, la più importante poltrona Relex e unica vera competenza esclusiva dell'UE insieme all'agricoltura, non è certo da sottovalutare. Merita di essere giudicata sulla base dei risultati, ma è onesto ammettere che la sua vittoria nei confronti di candidati di maggior profilo è legata probabilmente anche al fatto che il Parlamento europeo si batte, giustamente, per avere più donne nei posti chiavi dell'esecutivo UE. Da salutare con grande soddisfazione la conferma di Antonio Tajani quale commissario designato dal Governo Italiano. Probabilmente anche nel ruolo di vice presidente e, auspicabilmente, con un portafoglio economico ancora più pesante. A Tajani è stato unanimemente riconosciuto di aver lavorato molto bene nel suo periodo di mandato nella Commissione Barroso; e viene da una lunga e ricca esperienza di parlamentare europeo che gli ha dato modo di forgiare grandi capacità politiche essenziali nel complicato e difficile gioco del processo decisionale UE". Aggiungiamo un nostro personalissimo commento: non ci pare che tale organigramma, definito da molti organi di informazione come decisamente "sbiadito", rafforzi l'idea di una Europa forte e autorevole sia all'interno dei suoi Stati costituenti, che all'esterno verso una politica internazionale che avrebbe bisogno di una grande autorevolezza per collocare davvero l'Europa tra i colossi del mondo contemporaneo: USA, Russia, Cina, India. Il governo avrebbe sostenuto la candidatura di ministro degli esteri europeo per l'onorevole Massimo Dalema, ma non l'hanno voluto i suoi compagni socialisti europei. Peccato: la sua elezione avrebbe rafforzato la posizione internazionale dell'Italia.

Francesco Fiorani

 

Commenti   

 
grandemontenovo
#1 grandemontenovo 2009-11-28 10:35
Cosa avrebbe portato a Montenovo D'Alema?
 

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