Ostra Vetere: Scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con finti pretesti |
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Sabato 09 Maggio 2015 21:46 |
Ogni giorno una nuova e peggiore. Il fallimento di ogni idea politica non si arresta con le gravi difficoltà finora sperimentate e marcia inarrestabile verso lo sfascio totale. C’era una volta un concetto di Stato pluralista e solidarista. Non c’è più. C’era una volta un principio costituzionale, il primo: “l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro", è ancora vero? Temiamo di no. I principi costituzionali repubblicani e democratici l’abbiamo già descritti travolti dalla recente fiducia sull’Italicum, la nuova legge elettorale che una parte della sola maggioranza vorrebbe imporre a tutto il paese (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/26969-ostra-vetere-ale-il-misfatto-e-compiuto-ed-e-subito-italicum-antidemocraticum-). Ma sull’aspetto della seconda parte fondamentale dell’articolo 1 della Costituzione “fondata sul lavoro”, compreso quello svolto dai lavoratori
ora pensionati, non avevamo avuto occasione di commentare. Oggi sì, possiamo e dobbiamo farlo. Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco delle pensioni introdotto dal Governo Monti e dalla Ministra Fornero, mai sufficientemente avversata. Li abbiamo descritti qualche giorno fa, lo scorso 1° maggio Festa del Lavoro (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/26921-ostra-vetere-una-sberla-alla-fornero-per-un-primo-maggio-di-lacrime), i danni prodotti allora sul lavoro e sui lavoratori pensionati e che si riverberano oggi in quella sentenza. Adesso, con l’obbligo della restituzione del “maltolto” ai lavoratori pensionati (la pensione è retribuzione differita del lavoro già prestato), si apre per lo Stato un buco multimilionario. E gli organi di stampa già allineati al nuovo regime che avanza dipingono quel buco come causato dal “rimborso dovuto”, anziché all’ “ingiusto prelievo effettuato”. C’era una volta Fedro e le sue celebri favole, nelle quali si descriveva efficacemente il lupo montano che imputava all’agnello vallivo la responsabilità di intorbidare l’acqua del ruscello. Così fa ora il regime, che dai giornali avanguardisti fa attribuire la colpa del buco ai pensionati “vallivi”, anziché ai lupi “montani”. A noi non piacciono le favole. Roba da bambini. Siamo sufficientemente cresciuti per riuscire a distinguere la verità delle colpe del lupo famelico, rispetto a quelle che si vorrebbero scaricare sul pacifico agnello. Uno Stato-lupo ha dilapidato impunemente i gioielli di famiglia e ora pensa di poterli far ripagare ai cittadini-agnelli. Infatti in questi giorni si susseguono allarmati gli annunci governativi sull’entità del “buco”. Un po’ come hanno fatto per mesi i lupacchiotti nostrani sul “buco gigantesco” che non sono mai riusciti a quantificare né ad indicare. Così stanno facendo oggi i loro compagni lupacchioni romani: due-tre milioni di euro, quattro milioni, sei milioni, 9 milioni, 11 milioni e via ingigantendo per dire che la sberla è grossa e che qualcuno dovrà pure pagarla. Pensano forse di fare il gioco delle tre carte: con una mano danno e con l’altra tolgono. E giù a girare la colpa sui pensionati-agnelli, come il lupo montano della favola di Fedro. “Haec propter illos scripta est homines fabula, qui fictis causis innocentes opprimunt” ossia “Questa favola è stata scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con finti pretesti”. Attenti lupi, che gli agnelli non mettano artigli. E sarebbe ora.
da montenovonostro |