Potremmo dire ancora che “l’avevamo detto” oppure, come è vero, che “montenovonostro” arriva sempre prima. Certo è che per non essere smentiti, non solo l’avevamo detto, ma l’avevamo anche scritto. Risale al Giovedì 30 Marzo 2017 il nostro comunicato intitolato “Dall’Italia: Per i seguaci del martire Pietro che non hanno niente da dire” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/37402-dallitalia-per-i-seguaci-del-martire-pietro-che-non-hanno-niente-da-dire-) con tutto quello che ne è seguito prima e dopo, puntualmente documentato in altri nostri comunicati, compreso il nuovo comunicato del Lunedì 15 Maggio 2017 intitolato “Ostra Vetere: Da Nerone alle nuove schiavitù” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/38098-ostra-vetere-da-nerone-alle-nuove-schiavitu) e fino alla pubblicazione del nostro intero pensiero sull’argomento, condensato nel volume n. 286 dei testi del Centro di Cultura Popolare, scritto da Alberto Fiorani per “montenovonostro” e intitolato, appunto, “Da Nerone alle nuove schiavitù” (che ad ogni buon conto nuovamente
alleghiamo in formato pdf in modo che tutti possano leggerlo agevolmente anche al computer). Da sei mesi diciamo la stessa cosa e cioè che “Il lavoro è sacro e va adeguatamente retribuito. Nessuno ardisca costringere qualcuno a lavorare gratis. Nemmeno i migranti. Noi diciamo no a nuove schiavitù”, invitando anche il nostro Comune, gli altri Comuni e lo Stato a “rinunciare ai progetti di “Lavori socialmente utili gratuiti”, fossero anche “volontari”, perché nella forma in cui sono stati pensati sono, per noi, “lavori socialmente iniqui” dei quali noi non vogliamo essere coinvolti né corresponsabilizzati in compromissioni anticostituzionali, antisindacali, antisociali, oltre che gravemente immorali”, che “di soppiatto reintroducono la “schiavitù” in Italia. Come ai tempi di Nerone” e che sconsolatamente ci faceva affermare “E così torniamo a Nerone, mentre tutti rimangono zitti. Noi no. Noi zitti non ci stiamo. E diciamo NO al nuovo aberrante uomo solo al comando Nerone, alla sua nuova vanesia Messalina e al nuovo umbratile Tigellino, commiserando amaramente il sereno filosofo filocristiano Seneca e stupendo smarriti e delusi per i seguaci del martire Pietro che non hanno niente da dire”. Questo è quello che scrivevamo mesi e mesi fa. Ebbene, oggi sentiamo spirare un’aria nuova, finalmente, perché i “seguaci del martire Pietro” che non avevano niente da dire, lasciandoci smarriti e delusi, adesso finalmente parlano. E dico quello che da mesi andavamo dicendo noi a proposito dell’immane fenomeno epocale dei migranti clandestini sfruttati e schiavizzati da organizzazioni e istituzioni senza scrupoli che pensavano di canalizzare a casa nostra una marea montante di manodopera sotto qualificata a basso costo, per la gioia irrefrenabile del padronato industriale. Dopo che finalmente se ne è accorto anche il “comandotuttoio” che ha dato il “contrordine compagni” con l’invito perentorio a cambiare rotta e ad andare “ad aiutarli a casa loro”, temendo l’ormai incontrollabile reazione dell’opinione pubblica, ma sbagliando nuovamente per eccesso nella direzione contraria a quanto testardamente professato per anni e anni, anche il governo e il ministro Minniti fanno marcia indietro. Non è così che si gestiscono fatti epocali come il fenomeno migratorio, prima allargando incoscientemente le braccia per accogliere tutti e anche i peggiori e adesso serrandole in una morsa mortale anche a quei poveretti che invece avrebbero diritto all’asilo e al soccorso. Da un eccesso all’altro. Per questo salutiamo soddisfatti le recentissime prese di posizione dei “seguaci del martire Pietro” che non tacciono più e parlano. Papa Francesco, ma anche il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani della CEI, sono stati chiari, indicando: “una visione comune tra Santa Sede e Cei circa il dovere cristiano dell’accoglienza che va sempre fatta secondo i criteri di legge al servizio del bene comune e non degli interessi di chi sulla pelle dei poveri specula”. Nell’omelia, il cardinale Bassetti ha espresso la preoccupazione per la mancanza di lavoro in Italia con i bisogni di quanti giungono disperati sulle nostre coste: non si può tifare per poveri rispetto ai bisogni di altri poveri, “senza mai disgiungerle – ha aggiunto – dalla dimensione della responsabilità: verso chi soffre e chi fugge” come “verso chi accoglie e porge la mano”. Del resto, nell’attività della Santa Sede l’attenzione resta prioritaria nell’ottica internazionale, come documentano le prime pagine dell’Osservatore Romano che tratta la questione immigrati con una visione non solo né prevalentemente italiana. Papa Francesco del resto, pur apprezzando quanto l’Italia realizza in aiuto a chi muore in mare e a quanti chiedono accoglienza, ha sempre parlato del fenomeno migratorio come questione mondiale di lungo periodo che chiede politiche internazionali adeguate a un fenomeno crescente. Lo stesso segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, non cessa di rimarcare la possibilità di mettere insieme accoglienza e responsabilità e il cardinale Bassetti ha rivendicato la necessità di un’etica della responsabilità e del rispetto della legge. “Proprio per difendere l’interesse del più debole, non possiamo correre il rischio – neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità – di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana”. Il cardinale Bassetti ha fatto proprio il pensiero di Papa Francesco: “Ribadisco ancora oggi, di fronte alla “piaga aberrante” della tratta di esseri umani, il più netto rifiuto ad ogni “forma di schiavitù moderna”. Ecco, la “schiavitù moderna”. Esattamente il concetto espresso già da mesi da “montenovonostro” e condensato nel libro su “Nerone e le nuove schiavitù”.
da montenovonostro |