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Home Comunità montenovonostro Ostra Vetere: Che c’è che non va nella sanità (parte 3 e ultima)
Ostra Vetere: Che c’è che non va nella sanità (parte 3 e ultima) PDF Stampa E-mail
Lunedì 11 Settembre 2017 21:48

Ostra Vetere Che c è che non va nella sanità parte 3 e ultima)L’avevamo promesso e “montenovonostro” mantiene sempre le promesse. Non abbiamo tardato a farlo, sebbene abbiamo atteso la nuova settimana per distanziare, anche cronologicamente oltre che formalmente, ma non certo nella sostanza, questa terza parte della risposta rispetto alle altre due precedenti puntate, di ben altro tono rispetto a questa, che è decisamente più “tosta” delle precedenti, come richiede l’occasione. I fatti segnalati, e relativi alla difficoltà a eseguire poche modeste iniezioni Ostra Vetere Che c è che non va nella sanità parte 3 e ultima)farmacologiche temporizzate in paese, sono avvenuti a causa del disastro provocato nell’erogazione del servizi ospedalieri e sanitari da una pervicace e pluridecennale politica “sfascista”, portata testardamente avanti nel corso di questi ultimi 35 anni dal Partito della sinistra e suoi predecessori, che ha prodotto: - dopo la prima “deforma sanitaria” del 1982 con lo scorporo dell’Opera Pia Ospedale dai locali Istituti Riuniti di Beneficenza ma con vincolo di destinazione dei suoi beni all’ULSS (poi USL, dopo ASL, e ancora ASUR e infine Area Vasta, cambiando, “deformando” e “ri-deformando” ancora, e ancora, nei nomi acronimi più che nella sostanza); - e dopo il forzato allontanamento delle sei suore-infermiere, nonostante i loro ben 100 anni di prezioso servizio sanitario e assistenziale alla popolazione; - dopo la chiusura dell’Ospedale “Antonio Canova” che esisteva da almeno settecento anni (è documentato nel 1342) ed era stato finanziariamente sostenuto da decine di benefattori con i loro ricchi lasciti testamentari Ostra Vetere Che c è che non va nella sanità parte 3 e ultima)durante l’arco di molti secoli; - dopo il trasferimento di tutto il personale amministrativo, medico, degli infermieri e  inservienti dell’Ospedale a Senigallia; - dopo l’asportazione di tutte le costose dotazioni in attrezzature (come l’impianto di radiologia, di mammografia, e il gruppo elettrogeno) e beni strumentali (come le attrezzature chirurgiche e di laboratorio analisi, oltre al mobilio, ai letti e relative dotazioni ospedaliere) che non si sa nemmeno che fine abbiano fatto e dove siano state dirottate, se non distratte; - dopo il trasferimento del Centralino della Guardia Medica locale; - dopo il trasferimento della RSA Residenza Sanitaria Assistita a Corinaldo, gabellata più che furbescamente come provvedimento temporaneo per consentire asseriti impellenti lavori di messa a norma del fabbricato, ma mai eseguiti nonostante le roboanti promesse dell’allora assessore regionale PD alla Salute Almerino Mezzolani; lo Ostra Vetere Che c è che non va nella sanità parte 3 e ultima)scorso 12 giugno 2017 il nostro sindaco (e “nostro” si fa ovviamente tanto per dire) si è prostrato a firmare la definita “capitolazione”, con rinuncia a ogni possibilità di ritorno di alcuna delle funzionalità ospedaliere in loco, di fronte alle annuenti convenute autorità, tra cui il consigliere regionale delegato alla sanità, il PD Fabrizio Volpini. Così al disabile interessato alle iniezioni non è stato possibile nemmeno ottenere immediate e tempestive informazioni alle richieste avanzate telefonicamente in giorni diversi a tutti i numeri di centralini e servizi Ostra Vetere Che c è che non va nella sanità parte 3 e ultima)ospedalieri, all’Ospedale di Senigallia, al Poliambulatorio senigalliese, all’ex Ospedale di Ostra Vetere e alla RSA di Corinaldo (tutte regolarmente documentate), dopo aver inutilmente chiesto informazioni sia al medico curante che alla farmacia locale con ben quattro giorni di anticipo rispetto alla data di effettuazione di un modesto intervento chirurgico ambulatoriale, da cui però è derivata la necessità di farsi praticare una serie di iniezioni temporizzate inderogabili nell’arco di quattro giornate successive, una ogni sei ore. Ha così accertato che in loco non esiste alcuna quotidiana possibilità istituzionale di effettuare le richieste iniezioni temporizzate, né esiste alcun elenco di personale esterno autorizzato a simile prestazione, tantomeno un preziario corrispondente, salvo affidarsi a “praticoni” disponibili, senza alcuna garanzia medica, e da remunerare in nero. E perciò l’interessato ha dovuto ricorrere, nell’assoluta mancanza di ogni servizio istituzionale sanitario corrispondente, per la prima iniezione pomeridiana alla prestazione di persona “pratica”, non medicalmente assistita ed estranea al servizio sanitario, comunque ben disponibile e che sente di dover ringraziare calorosamente, prima che la “robusta” reazione anche nostra, attraverso numerose lettere e comunicati giornalistici e l’interessamento di tutte le autorità preposte, potessero infine sortire l’effetto di far approntare estemporaneamente un adeguato servizio integrativo. Che ha comunque costretto l’interessato alla pendolarità fra la RSA di Corinaldo e l’ex Ospedale di Ostra Vetere, nonostante la sua condizione invalidante. Solo presso la RSA corinaldese, in orario serale, è stato possibile far eseguire la seconda iniezione, non prima dell’arrivo del medico addetto alla Guardia Medica di quel Comune, giacche, pur essendoci analogo servizio locale a Ostra Vetere, manca però la presenza della RSA con corrispondente personale infermieristico, e pertanto inutilizzabile. Ciò come peraltro ampiamente illustrato nella prima parte del nostro comunicato del Venerdì 01 Settembre 2017 “Ostra Vetere: Che c’è che non va nella sanità (parte 1)” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/39763-ostra-vetere-che-ce-che-non-va-nella-sanita-parte-1), che illustra tutti i precedenti del fatto, con allegata la relativa documentazione. Dopo questa prima parte descrittiva delle premesse, un secondo comunicato del Lunedì 04 Settembre 2017 “Ostra Vetere: Che c’è che non va nella sanità (parte 2)” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/39807-ostra-vetere-che-ce-che-non-va-nella-sanita-parte-2) ha rigorosamente illustrato il succedersi cronologico dei fatti, non senza aver lodato e ringraziato pubblicamente e ripetutamente tutto il personale medico e paramedico impegnato nella circostanza per la disponibilità e la professionalità dimostrata e per la premura impiegata. Anche il personale amministrativo dell’URP di Senigallia, sollecitamente attivo, e il personale di segreteria e di direzione dell’Area Vasta 2 di Fabriano ha provveduto a informarci correttamente nei giorni successivi, trasmettendo la relazione del direttore f.f. del Distretto Sanitario, che parimenti tutti si ringraziano nuovamente, particolarmente quest’ultimo, il cui tenore professionale della risposta conferma nella sostanza tutti i motivi di doglianza precedentemente espressi. E nemmeno appare corrispondere alla situazione verificata le valutazioni della Direzione dell’Area Vasta 2, secondo cui “La risposta alle richiesta dell’utente è stata trovata con sufficiente immediatezza considerando che il medesimo si è rivolto alla sede del Distretto di Ostra Vetere la mattinata del giorno 8 agosto 2017 per usufruire di prestazioni infermieristiche di iniezioni, non precisate e da programmare e le medesime prestazioni sono state fornite il giorno seguente, 9 agosto, quando l'utente si è recato a Corinaldo, con prescrizione medica, per iniziare la terapia antibiotica intramuscolare alla presenza della Guardia Medica”, poiché al 9 agosto, cui risale solo la seconda terapia medicalmente assistita, ha dovuto far seguito a una prima estemporanea applicazione esterna dopo inutili tentativi telefonici nei quattro giorni precedenti, mentre la prescrizione medica è stata richiesta solo il 10 agosto e consegnata l’11, non il 9 agosto. Né si dubita il fatto che “Invero le prestazioni inerenti attività ADI o di assistenza infermieristica sono attivate su prescrizione medica, presso le segreterie rispettivamente a Senigallia per l'utenza afferente al Comune capofila e a Corinaldo per il restante territorio”, ma tale l’esistenza di tale attività non è stata portata a conoscenza nemmeno del medico curante né della farmacia fornitrice dei medicinali, forse per una carenza di comunicazione cui il servizio avrebbe ben potuto ovviare prima della bisogna. Così come il fatto che “ mentre sono attivi ambulatori infermieristici per medicazioni, terapie iniettive e infusionali e medicazioni avanzate presso le strutture di Corinaldo, Arcevia e Senigallia” non sposta minimamente i termini del problema lamentato dell’inesistenza di tali attività ambulatoriali a Ostra Vetere, dove non esistono ormai più da lungo tempo. Che poi “Il servizio infermieristico domiciliare necessita di attivazione da parte del Medico Curante presso la UVI dedicata (di cui una a Senigallia e una a Corinaldo)” conferma l’indisponibilità a Ostra Vetere non solo di tale servizio, ma nemmeno della necessaria informativa almeno al medico di famiglia e alla farmacia locale.  Né appare sufficiente il fatto che “Comunque tutte le informazioni utili per usufruire dei servizi in parola possono essere acquisite sia dalla Carta dei Servizi ASUR sia direttamente dal sito internet ASUR Marche”, tenuto conto della difficoltà, se non addirittura dell’assoluto impedimento, che l’utenza anziana irrimediabilmente ha nei confronti dell’accessibilità informatica. Poiché è evidente che il problema della carenza di informativa non va riferita al caso singolo, ma alla generalità dei casi che possono presentarsi anche in futuro. Ed è anche questo che si sollecita, oltre che all’attivazione in loco di un migliore servizio sanitario istituzionalizzato, ad evitare il ripetersi di analoghe evenienze, tanto è vero che lo stesso direttore facente funzione del Distretto Sanitario ha dovuto riconoscere che “In effetti le informazioni, relative ad orari e attività riportate nel sito dell'Area Vasta 2, non sono certamente esaustive per una corretta informazione sull'offerta dei Servizi nelle diverse sedi ed inoltre spesso subiscono variazioni di orario e di date”. Tutte cose che, per il caso specifico, abbiamo regolarmente e puntualmente documentato con i nostri corrispondenti comunicati, come altrettanto ha fatto il giornale “Gazzetta dj”, interessata. Ciò non toglie che, se tutto il personale dirigente, medico, paramedico e di segreteria ha eseguito bene e correttamente la propria parte, non altrettanto può dirsi dei responsabili politici e delle corrispondenti formazioni partitiche. Sono loro che, con una pervicace e testarda politica di progressiva deforma, erosione e asportazione di tutti i servizi ospedalieri locali, hanno prodotto il risultato che, dal “tutto” che esisteva 35 anni fa qui a Ostra Vetere, si è passati al “vuoto” che è rimasto ora, mentre ci prendevano in giro magnificando la loro “buona politica” e le loro “buone pratiche”, immaginificamente etichettate per coprire la desolazione residuata. Desolazione foto-documentata dal portone chiuso dell’ormai ex Ospedale, dalla prosternazione autografa della “capitolazione” sanitaria prestata, addirittura nella Sala Consiliare del Comune in cui, per quasi un millennio, si sono deliberate solo positive opere e servizi locali in più rispetto al passato e mai la retrocessione antiautonomistica attuale. Tale retrocessione è ben documentata dalle ultime due foto sull’odierna agghiacciante situazione nella quale, a fronte delle numerose comunicazioni e delle corrispondenti risposte degli organi preposti, solo il sindaco del Comune, ideologicamente collocato nello stesso ambito partitico della sinistra che amministra tutti i livelli territoriali della sanità marchigiana, ha opposto il totale mutismo che lo caratterizza e che non solo non è mai intervenuto, pur sollecitato, in materia, ma non ha nemmeno fatto pervenire la copia di quell’atto da lui supinamente sottoscritto (che si torna nuovamente e insistentemente a richiedere con la presente), con ciò impedendoci ogni legittima iniziativa di contrasto e impedendoci, così, l’esercizio dei nostri diritti civili e politici. Non è la prima volta, come peraltro ha fatto anche impedendoci di tenere comizi in piazza, salvo imporci l’esorbitante tassa sulla “libertà di parola”, anticostituzionale, di ben 604,00 euro per poter parlare di libertà in piazza della Libertà. E questo per lui sarebbe “democratico”! Va da sé che, se nelle prossime elezioni amministrative del 2018 il voto popolare riuscirà finalmente a rovesciare l’attuale maggioranza di sinistra, chi verrà si farà cura di annullare ogni atto deliberativo adottato  in materia dalla maggioranza politica di sinistra che purtroppo ci amministra, in modo da riportare in paese un minimo di strutture e di servizi sottrattici da chi, oltre a non rispondere come dovrebbe alle richieste, lascia in abbandono anche le piccole e piccolissime cose di supporto. La terza foto dimostra infatti come il sindaco tenga a conto addirittura la sicurezza pedonale nel centro storico del paese da Porta Nuova verso l’ormai ex Ospedale, con la segnaletica pedonale pressoché cancellata. Ma che serve, ormai? Non passerà più nessuno lì, con l’Ospedale ormai definitivamente chiuso. Né miglior cura dimostra di avere il sistema sanitario regionale, che lascia da molte settimane immobile e inutile l’orologio della sala di attesa dell’ormai ex Ospedale, irrimediabilmente fermo alle ore 03:21 di non si sa quale giorno o mese precedente, mentre la foto ne documenta lo scatto alle ore 09:23 del 6 settembre 2017: immagine più che eloquente di come il tempo si sia irrimediabilmente fermato all’Ospedale di Ostra Vetere, abbandonato e squalificato dalla odierna politica di sinistra. Per questo sentiamo il dovere civile e politico di chiedere dettagliate notizie su chi e perché, nell’arco degli ultimi 35 anni: 1) ha forzato intollerabili restrizioni operative e provocato l’allontanamento delle suore infermiere dell’Ordine di Santa Maria dell’Orto, addirittura disertando la pubblica cerimonia di ringraziamento popolare e ostacolando la distribuzione del libro a loro dedicato; 2) ha acconsentito e favorito la chiusura dell’Ospedale “Antonio Canova” che esisteva in paese da settecento anni di meritorio servizio con 40 posti letto nei reparti di Medicina, Chirurgia e Ostetricia, il Laboratorio Analisi e la Radiologia; 3) ha disatteso le disposizioni dei lasciti testamentari dei tanti benefattori montenovesi, che per secoli hanno donato i loro beni patrimoniali all’Ospedale, omettendo ogni iniziativa a tutela della volontà testamentaria; 4) ha assentito al trasferimento di tutto il personale amministrativo, medico, degli infermieri e  inservienti altrove; 5) ha consentito l’asportazione di tutte le costose dotazioni in attrezzature (come l’impianto di radiologia, di mammografia, e il gruppo elettrogeno) e beni strumentali (come le attrezzature chirurgiche e di laboratorio analisi, oltre al mobilio, ai letti e relative dotazioni ospedaliere) che non si sa nemmeno che fine abbiano fatto e dove siano state dirottate, se non distratte; 6) ha deciso il trasferimento del Centralino della Guardia Medica locale; 7) ha disposto il trasferimento della RSA Residenza Sanitaria Assistita a Corinaldo, come provvedimento temporaneo per consentire asseriti impellenti lavori di messa a norma del fabbricato, ma mai eseguiti, nonostante le promesse dell’allora assessore regionale PD alla Salute; 8) ha sottoscritto lo scorso 12 giugno 2017 la definita “capitolazione”, con rinuncia a ogni possibilità di ritorno di alcuna delle funzionalità ospedaliere in loco e della RSA; 9) a chi fa capo la responsabilità della salute pubblica locale; 10) chi ha omesso la consegna della documentazione amministrativa in materia, reiteratamente richiesta da “montenovonostro” negli ultimi quattro anni, e ostacolato la distribuzione del volume sulla storia ospedaliera locale. Sono dieci richieste, dieci domande, cui non è difficile rispondere e pertanto rimaniamo in urgente attesa di adeguate e sollecite risposte su un tema tanto urgente e grave come la totale sottrazione in loco di ogni struttura e servizio ospedaliero e sanitario che ha reso addirittura impossibile il servizio sanitario minimo delle iniezioni temporizzate, fino al nostro “robusto” intervento che ha “imposto” a chi di dovere l’estemporanea e tardiva soluzione conclusiva, che si chiede di rendere operativamente generalizzata e adeguatamente informata almeno ai medici di famiglia e alla farmacia locale, oltre che dettagliatamente illustrata nella bacheca interna dell’ex Ospedale, presso la quale chi di dovere provveda anche a far ripartite l’orologio da tempo arrestato e ridipingere per motivi di sicurezza stradale le strisce pedonali fra Porta Nuova e l’ex Ospedale. In condizioni normali non dovrebbe essere difficile, sebbene risulti prevedibilmente impossibile fino a quando la gestione politica e amministrativa sanitaria e locale permarrà in mano a chi ha ampiamente dimostrato la totale incapacità e risolvere simili problemi, mentre anche la stampa regionale documenta (Corriere Adriatico di Venerdì 1 Settembre 2017 - http://corriereadriatico.it/ancona/senigallia_tac_primari_medici_ospedale-3211904.html) che non va meglio nemmeno nell’ultimo Ospedale di zona rimasto, quello di Senigallia, dove la TAC è fuori uso, manca la Risonanza, né si sa che fine farà davvero l’UTIC, tanto che a Senigallia l’Ospedale è in emergenza, grazie (e “grazie” si fa ovviamente tanto per dire) alla “buona politica”, alle “buone pratiche” e alla “buona sanità” del Partito Democratico, purtroppo ormai sempre più spesso apostrofato motivatamente come “Deformatico”, perchè una ne fa (male) e cento ne distrugge. Attila non avrebbe saputo fare di peggio.

 

da montenovonostro

 

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