Dall’Italia: Se si è dimesso, stia in disparte. Sereno |
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Giovedì 09 Febbraio 2017 16:25 |
E’ notizia di oggi, ventilata da alcuni osservatori politici. Pare che il segretario del PD Matteo Renzi, di fronte ai crescenti malumori interni al suo partito, che potrebbero sfociare anche in una rottura traumatica e alla scissione, stia valutando la possibilità di dimettersi, per convocare subito dopo il congresso e ripresentarsi nella speranza di ridiventare più forte di prima. Strano. O meglio, tutto secondo copione. Dal PD, Partito Dimissionatico che
chiede sempre le dimissioni a tutti meno che ai propri esponenti (vedi i casi dei ministri Poletti e Fedeli, nonché gli onorevoli Moretti e Giachetti, di cui ai comunicati di Lunedì 19 Dicembre 2016 “Dall’Italia: Altro che il “politichese” mai oltremisura nella Prima Repubblica” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/35887-dallitalia-altro-che-il-politichese-mai-oltremisura-nella-prima-repubblica), di Martedì 10 Gennaio 2017 “Roma: Si deve dimettere la Fedeli laureata a sua insaputa? Assolutamente no, dice il PD” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/36218-roma-si-deve-dimettere-la-fedeli-laureata-a-sua-insaputa-assolutamente-no-dice-il-pd) e dello stesso giorno “Dall’Italia: Si deve dimettere Poletti sui disoccupati a sua insaputa? Assolutamente no, dice il PD” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/36219-dallitalia-si-deve-dimettere-poletti-sui-disoccupati-a-sua-insaputa-assolutamente-no-dice-il-pd), che non riescono proprio a vedere perché mai dovrebbero farsi da parte), una volta che ne ha azzeccata una dimettendo il Presidente del Consiglio dei Ministri dopo la catastrofe referendaria, la lezione non sembra ancora bastare. Ecco allora che, avendoci preso gusto, dopo essersi dimesso da Presidente del Consiglio, Renzi vorrebbe provare anche una nuova ebbrezza dimissionatica e conta di dimettersi anche da Segretario del Partito. Evviva. Ma mica troppo, perché in realtà poi ritorna. O almeno sogna di poter tornare, sia al vertice del partito che al vertice dello Stato. Suvvia, non è forse abituato a collocazioni vertiginose (no, non verticinose, che si addicono al vertice, bensì vertiginose come si addice a chi gusta le vertigini del gioco duro, senza paura)? E questa sarebbe la “strategia” del grande stratega simil-napoleonico: convocare il congresso per allontanare le elezioni accontentando i parlamentari altrimenti recalcitranti poichè vorrebbero giungere in sella alle rispettive poltrone fino al 15 settembre senza perdere il vitalizio e ricandidarsi segretario, forte della promessa di ricandidarli tutti, in modo da andare alle elezioni anticipate con il vento in poppa e assaporare così una nuova eclatante vittoria che lo consacrerà di nuovo padrone assoluto dell’Italia e portare così a compimento le tanto agognate riforme-deforme. Ahò. Basta con i sogni sulla pelle degli italiani. Simili giocherelli non si possono e non si debbono fare. Se uno si dimette non può ricandidarsi subito dopo per rioccupare la poltrona che ha lasciato un minuto prima. Quando uno si dimette, si dimette. E chi si è dimesso, si è dimesso. Punto. Per tornare indietro devono esserci esigenze gravi, dopo almeno vent’anni di doverosa astinenza, e solo per salvare la patria. Non certo per dare sfogo alla propria manìa di grandezza. Se voleva mantenere la poltrona, doveva rimanerci senza dimettersi. Se si è dimesso, stia in disparte. Sereno.
da montenovonostro |