Ostra Vetere: Straordinario successo del Concerto di Canti Natalizi a San Pasquale |
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Sabato 02 Gennaio 2016 22:07 |
Il Centro di Cultura Popolare ringrazia la Schola Cantorum Immacolata di Senigallia per lo straordinario successo del Concerto di Canti Natalizi tenuto presso la chiesa di Santa Croce dei Frati Minori, Santuario diocesano di San Pasquale Baylon a Ostra Vetere. Al termine dell’affollatissima Santa Messa vespertina tantissimi fedeli presenti hanno assistito entusiasti al programma di musiche tradizionali che hanno riempito il tempio sacro con i suoni possenti dei cantori. Senza la loro maestria a ben poco sarebbe infatti servita l’eccellente acustica della chiesa, che pure si presta ottimamente. Le volte seicentesche della chiesa hanno riverberato sugli ascoltatori le musiche del programma appositamente studiato per offrire il doveroso omaggio alla tradizione musicale cristiana. Il merito è tuttavia, incontestabilmente, del complesso delle voci del coro che da decenni offre un servizio liturgico impareggiabile, prima presso la chiesa dell’Immacolata di Senigallia e recentemente anche nell’animazione della Santa Messa domenicale delle ore 11,45 nella Cattedrale senigalliese. La Schola Cantorum è nata per iniziativa di monsignor Angelo Mencucci presso la chiesa dell’Immacolata come animazione liturgica vocata ai canti gregoriani. Poi Carlo Guidantoni, ottantenne di Perugia baritono e prima voce solista del coro Santa Cecilia di Roma, che aveva cantato nei teatri di tutto il mondo insieme alla moglie fabrianese, soprano, che veniva al mare a Senigallia e che aveva ascoltato da fuori la chiesa, passando per la via, il gruppo che animava la Messa. Incuriosito e compiaciuto per la maestria dispiegata, era entrato in chiesa ad ascoltare. Da lì nacque l’amore per il gruppo musicale, tanto che per i sette-otto anni successivi Guidantoni veniva appositamente da Perugia tre giorni alla settimana per dare lezione ai cantori. Il suo ammaestramento ha fornito l’impostazione lirica all’70-80 per cento dei componenti della corale. All’inizio la corale si avvalse della direzione del maestro Graziano Morsucci, che aveva come corista anche l’attuale maestro professore Paolo Pettinelli, che poi ha assunto la guida della Schola nell’ultimo decennio. Le capacità musicali e professionali del maestro Pettinelli, amante della lirica e frequentatore della Scala di Milano, dove abitava per motivi di lavoro, gli ha acquisito una particolare predisposizione e competenza, grazie anche ai successivi insegnamenti del maestro Carlo Guidantoni. Insieme hanno scritto le partiture musicali del coro in funzione delle capacità canore del gruppo, con il meraviglioso risultato offerto nel concerti natalizio odierno. Non è nuova la Schola Cantorum Immacolata a simili successi, come quelli memorabili conseguiti nel concerto tradizionale presso la chiesa dei Cancelli piena di pubblico, oppure a San Rocco nel Natale dello scorso anno con i canti liturgici natalizi. Ma il coro partecipa anche, da anni, al Festival Europeo della Musica di Senigallia nel 21 giugno ricorrenza del solstizio d’estate con canti lirici e brani d’opera, esibendosi anche nell’area degli scavi archeologici sotto il Teatro la Fenice di Senigallia. Tra i vari componenti, la Schola Cantorum annovera anche la moglie ucraina del maestro Pettinelli, Tamara Pelikhovska, che in gioventù ha frequentato corsi di canto nel suo Paese d’origine. Vi fanno parte anche i soprani Ivana Carletti, Graziella Mosca e Elena Mori, la mezzosoprano Tamara Pelikhovska, i contralti Stefania Terrenzio e Brunella Tinti, i tenori Tonino Franceschini e Stefano Sole e il basso Paolo Pettinelli. A tutti loro i meriti del successo del Concerto Polifonico di Canti Tradizionali Natalizi, tra i cui numerosi brani proposti hanno figurato il gregoriano “Tota pulchra”, che il coro ha assunto come proprio canto distintivo, i classici natalizi “Astro del Ciel” e “Adeste fideles”, il noto “Madonna nera” di tradizione polacca, in un possente crescendo espressivo, al termine del quale il “Tu scendi dalle stelle” che ha coinvolto nel canto conclusivo anche tutti i numerosissimi spettatori presenti. E' stata questa la migliore dimostrazione di quanto la Schola Cantorum abbia saputo trascinare nel canto tradizionale natalizio l'intero auditorio. Grazie davvero a tutti e felice nuovo anno 2016.
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Ostra Vetere: Invito personale al "Concerto di Canti Natalizi" del 2 gennaio |
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Venerdì 01 Gennaio 2016 17:59 |
Ostra Vetere: Invito personale al "Concerto di Canti Natalizi" del 2 gennaio http://www.ccpo.it/centro-cultura-popolare
dal Centro Cultura Popolare
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Ostra Vetere: Omaggio alla tradizione cristiana del Centro di Cultura Popolare |
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Mercoledì 30 Dicembre 2015 18:38 |
Formulando gli auguri più calorosi di Pace e Bene per il prossimo Nuovo Anno 2016 la Schola Cantorum Immacolata di Senigallia e il Centro di Cultura Popolare di Ostra Vetere, insieme alla Comunità Francescana di Santa Croce presso il Santuario Diocesano di San Pasquale Baylon di Ostra Vetere, vogliono tributare un omaggio alla più autentica Tradizione Cristiana con un Concerto Polifonico di Canti Tradizionali Natalizi presso il Santuario di San Pasquale a Ostra Vetere Sabato 2 gennaio 2016 alle ore 17.00 con la celebrazione della Santa Messa vespertina, seguita dai CANTI TRADIZIONALI DEL NATALE CRISTIANO E MUSICA SACRA IN ONORE DELLA VERGINE. Il coro, diretto dal Maestro Paolo Pettinelli, è composto dai soprani Elena Mori, Graziella Mosca, Ivana Carletti, dai coltralti Brunella Tinti, Stefania Terrenzio, Tamara Pelikhovska, dai tenori Antonio Franceschini, Stefano Sole, dal basso Paolo Pettinelli. I valenti cantanti eseguiranno un repertorio classico di canti mariani e natalizi, che spazia tra epoche, luoghi di origine e stili diversi. Le melodie trasporteranno i presenti in un'altra dimensione e potranno tornare alla mente e nel cuore
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Ostra Vetere: Franco Ceccacci. Sette anni dalla prematura scomparsa |
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Martedì 29 Dicembre 2015 16:54 |
Sette anni dalla scomparsa dell'indimenticabile Franco Ceccacci, figura di riferimento per la comunità civile ma anche per la comunità religiosa locale. Da sempre impegnato nell'associazionismo, completamente dedito nel servizio al paese, Franco Ceccacci è mancato immaturamente il 29 dicembre 2008, ad appena 58 anni di età. Dotato di un carattere forte e volitivo, di un grande spirito organizzativo, di intelligenza pronta, di una manualità inarrivabile e ricca di risorse, Franco era l'anima della realtà associativa locale. Era impegnato nell'Azione Cattolica, di cui era stato anche presidente, e in una molteplicità di altre iniziative, a partire dai monumentali presepi del "borgo" sino a quelli realizzati a Santa Maria della Fiducia a Pongelli. Per la promozione del paese, Franco si era prodigato con grande generosità nelle file della associazione Pro Loco, di cui è stato fondatore e per lungo tempo presidente, contribuendo a richiamare su Ostra Vetere il grande pubblico per le feste d'estate e per le edizioni del
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Ostra Vetere: Gli auguri del Centro di Cultura Popolare |
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Giovedì 24 Dicembre 2015 18:49 |
Auguri. http://www.ccpo.it/centro-cultura-popolare
da Centro Cultura Popolare
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Ostra Vetere: Torna alla luce l’antica “neviera” dell’ospedale |
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Giovedì 17 Dicembre 2015 16:47 |
I lavori di ripavimentazione della piazza Grande (piazza don Minzoni di fronte al Palazzo Municipale) hanno fatto tornare alla luce l’antica “neviera”. Quando ancora non erano stati inventati i frigoriferi (lo saranno solo negli anni 20 del Novecento e a quell’epoca si chiamavano alla francese “frigidaire”, dialettalizzato in “frigilè”) si faceva a meno del ghiaccio. Il ghiaccio lo produceva la natura d’inverno nei momenti più freddi dell’anno, ma non aveva alcun uso pratico, anzi, provocava solo svantaggi. Fin quando non accadde qualcosa all’epoca delle crociate. Anzi, all’epoca della prima crociata, nel 1098, quando anche dalle nostre parti si mossero feudatari e cavalieri verso il Santo Sepolcro, caduto in mano dei mussulmani. Dopo lunghi tentennamenti, la cristianità occidentale decise di intraprendere una spedizione militare per liberare i luoghi santi e così in molti partirono dall’Europa verso l’Oriente. C’era anche Boemondo d’Altavilla, un normanno francese signore di Taranto e con lui andò anche un contingente anconetano su una nave dei Tommasi, guidati da un altro normanno: Leonardo Bonarelli. L’impresa militare ebbe successo, ma non per Leonardo, che cadde eroicamente sotto le mura di Antiochia durante l’assedio, prima della conquista di Gerusalemme. Ma il suo nome glorioso venne ricordato a lungo: Leonardo è parola composta di origine germanica, come erano i normanni, e la sua vera denominazione era quindi Leonheart, che significava “Cuor di Leone”. Un nome che divenne presto comunissimo fra tutti i crociati, tanto che anche più di un secolo dopo lo stesso re d’Inghilterra, Riccardo, fattosi crociato, aggiunse al suo nome l’appellativo di “Cuor di Leone”, Leonheart, appunto. Ma durante la crociata aveva fatto in tempo, lui, Leonardo Bonarelli, e i suoi familiari che l’avevano seguito, a scoprire un segreto saraceno: l’uso del ghiaccio delle alte montagne del Tauro unito al celebre melone giallo di Supunga (la Shibbergam odierna presso il gran deserto in cui viveva il Grande Vecchio della Montagna, capo della tribù degli Hashishins che usavano la droga hashish per diventare ancora più feroci sanguinari, da cui il nome di assassini) e usare un ben altro prodotto naturale che lì si trovava, dove più tardi lo trovò anche il veneziano Marco Polo di cui ne parla nel suo libro “Il Milione”, il benefico melone giallo di Supunga, da cui ricavare il nettare d’Oriente, il sorbetto. I Bonarelli ne furono entusiasti e, diventati proprietari di navi e insediato un fondaco commerciale a San Giovanni d’Acri in Terrasanta, importarono la novità nel loro feudo di Bompiano sopra Torrette di Ancona. E chiamarono il loro castello proprio con lo stesso nome dalla località d’Oriente da cui avevano importato i meloni gialli, per una intuibile traslitterazione fonetica da “u” ad “a”, il raddoppio consonantico “p” e l’inversione tipicamente indoeuropea da “g” a “c”, chiamando il castello Supunga-Sa_ppa_n’_ga, Sappanico. Come alla sottostante contrada diedero nome di “Candia”, che era il nome medievale dell’isola greca di Creta con cui commerciavano. E anche adesso, in cima alla più alta collina di Ancona, esiste tuttora il castello di Sappanico, in cui abitano gli ultimi eredi dei conti Bonarelli, che avevano palazzo in città come un fortilizio, costruito sopra le mura dell’antico anfiteatro romano che conserva ancora l’Arco Bonarelli. Ma i Bonarelli avevano anche tanti altri possedimenti nelle alte Marche, come ci testimonia un codice vescovile senigalliese che ancora ricorda come, a metà del Trecento, un Galeano Bonarelli aveva possedimenti perfino a Montenovo, verso la contrada rurale di San Vito. Il nome, Galeano, ricorda ancora i trascorsi familiari e l’attività di armatori di “galee” con le quali commerciavano con l’Oriente, da cui avevano imparato il segreto del gelato sorbetto. Un segreto che conservarono gelosamente e del quale traevano gran nome: lo apprezzò molto anche la regina d’Ungheria che, giunta ad Ancona in visita alla Santa Casa di Loreto, venne ospitata proprio nel palazzo Bonarelli. E riportò in Ungheria il “segreto” del gelato dei Bonarelli che anche nei Balcani ebbe un grande successo, conservando il nome degli scopritori anconetani. Caduto il muro di Berlino e crollato il regime comunista, qualche anno fa il nuovo clima imprenditoriale spinse gli ungheresi a realizzare una grande azienda per la fabbricazione industriale dei gelati di frutta, cui diedero nome non del melone com’era in antico ma, inseguendo la moda innovatrice esterofila, di un altro frutto esotico: il kiwi. Proprio così, la fabbrica ungherese di gelati di frutta si chiama “Kiwi” e inalbera, nel suo marchio, proprio la corona reale delle regina d’Ungheria. E fra i suoi prodotti in catalogo offre quello più rinomato: il gelato chiamato “Bonarello”. Chi conosce appena l’ungherese sa che è una lingua complicata e illeggibile per noi, piena di rauche consonanti doppie e impronunciabili. Fra i tanti prodotti dai nomi incomprensibili e contorti, ce n’è uno solo comprensibilissimo per noi italiani: “Bonarello”, dal nome della nobile famiglia anconetana che l’aveva fatto conoscere alla regina d’Ungheria tanti secoli prima. Sono passati cinquecento anni e ancora il gelato offerto dai Bonarelli d’Ancona alla regina d’Ungheria viene tuttora ricordato in terra magiara. Ovvio che Galeano lo abbia fatto conoscere anche a Montenovo, dove aveva vasti possedimenti. E ha fatto conoscere anche il modo con il quale si poteva preparare il gelato. I Bonarelli l’avevano appresso dagli arabi mussulmani in Terrasanta e l’avevano poi realizzato nel loro castello: in cima all’erta collina su cui sorge Sappanico, nella piazzetta interna a 311 metri di altitudine, il punto più alto del territorio di Ancona, avevano costruito un pozzo, che non poteva servire per cavarvi acqua, tant’è che non era permeabile alle falde freatiche ma reso impermeabile con la calce idraulica, per conservare la neve che, ad Ancona, cade d’inverno solo, e non sempre, in cima al cucuzzolo di Sappanico. Sul fondo del pozzo impermeabile mettevano della paglia come isolante, poi vi facevano precipitare la neve, comprimendola per bene con pesi per farla diventare ghiaccio compatto e proteggendolo poi con altra paglia e coperte per conservarlo a lungo. Nell’archivio privato di casa Bonarelli si conservano ancora le scritture contabili di quando la contessa Bonarelli, Donna Anna, a metà del Seicento vendeva il preziosissimo ghiaccio d’estate al caffettiere del Corso che andava a Sappanico con la “cacciatora” a caricare i “panetti” di ghiaccio per fare bevande gelate per la clientela. E guadagnava anche bene, mentre famoso è rimasto il gelato di Sappanico, tanto che qualche anno fa la Pro Loco di quella frazione ha istituito proprio la “Sagra del gelato di Sappanico” a mezzagosto. Ma i Bonarelli, che erano crociati, conti, capitani di ventura, dotti letterati, poeti e abili amministratori, addirittura Senatori romani sotto lo Stato Pontificio e investiti del feudo della Ravegnana a Torre San Marco dai duchi d’Urbino, erano anche valenti medici e avevano scoperto ben presto l’uso terapeutico del ghiaccio in medicina. Il ghiaccio dei Bonarelli non serviva solo ai caffettieri, ma anche agli ospedali. Ed è così che l’uso del ghiaccio si è diffuso anche a Montenovo, grazie a Galeano Bonarelli e ai suoi eredi, che aveva qui da noi i suoi possedimenti a metà del Trecento, proprio mentre il nostro libero Comune si dotava del primo Ospedale di Santa Caterina: risale al 1342 l’ospedale di Santa Caterina di Montenovo ed anche questo è citato negli antichissimi codici vescovili senigalliesi. E allo stesso modo in cui a Sappanico avevano costruito la “neviera” per conservare il ghiaccio ricavato dalla neve pressata, così anche sul cucuzzolo di Montenovo, nel punto più alto sulla piazza del Comune, venne costruito il pozzo-neviera, intonacato con calce idraulica per renderlo impermeabile e ora ritrovato, a servizio degli ospedali montenovesi. Degli “ospedali”, abbiamo scritto, e non dell’ “ospedale”, perché a Montenovo gli ospedali sono stati quattro: quello di Santa Caterina nel Trecento, quello di San Rocco al Borgo nel Cinquecento, quello delle “zitelle” presso la pianella del Perugino nel Seicento, e quello sul Girone, dedicato allo scultore Antonio Canova nell’Ottocento. Non c’è più, purtroppo, alcun Ospedale a Montenovo, a causa dell’imprevidenza di moderni amministratori, ma ora torna alla luce la “neviera” degli ospedali a ricordare a noi tutti ciò che abbiamo disgraziatamente perduto. La storia di Leonardo Bonarelli e del sorbetto di Supunga, del gelato per la regina d’Ungheria e del caffettiere del Corso di Ancona che acquistava il ghiaccio della neviera di Donna Anna Bonarelli è contenuta nel 94.mo volume edito dal Centro di Cultura Popolare nel 2007, scritto da Alberto Fiorani e intitolato “La coppa di Donna Anna” e la “coppa” era quella, famosa, in cui si gustava il “sorbetto” dei Bonarelli, i primi importatori del gelato dall’Oriente, non avendo alcun fondamento la diceria che sarebbe stata la regina di Francia, una Medici di Toscana, a inventare il gelato per il quale divenne famosa Parigi fino alla Belle Epoque: il gelato è molto più antico e furono i Bonarelli a farlo conoscere all’Italia e al mondo: fu proprio uno dei Bonarelli, Prospero, letterato e poeta, amico della regina Medici di Francia e del celebre cardinale Mazzarino con il quale era in confidente corrispondenza, a svelarne il segreto di cui la regina Medici si fece vanto, un
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Ostra Vetere: Clamorose scoperte di antiche sepolture all’Ortaccio di San Francesco |
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Venerdì 06 Novembre 2015 17:15 |
Clamorose scoperte a Ostra Vetere. Durante i lavori di ripavimentazione di alcune vie del centro storico, la Soprintendenza Archeologica delle Marche ha dovuto far sospendere i lavori a seguito della scoperta di antiche sepolture in piazza Battisti, fino a qualche anno fa nota come “piazzetta dei Giardinetti”, ma nell’antichità denominata “Ortaccio”. Si tratta dell’area un tempo occupata dal complesso monumentale di San Francesco al Mercatale che risale al 1240, quando i frati di San Francesco, minacciati dalle scorrerie dei “teutonici” dell’imperatore Federico II di Svevia, erano stati indotti ad abbandonare il loro precedente insediamento al Cerretano, poco lontano dal paese verso Brancasecca lungo la strada per Barbara. Alla selva del Cerretano una antichissima tradizione vuole che sia stato proprio il santo “serafico” a fondare la prima chiesa nel 1215, durante uno dei suoi viaggi nella Marca. Sta di fatto che dal Cerretano, un quarto di secolo dopo, i frati dovettero abbandonare l’insediamento per rifugiarsi in prossimità del castello di Montenovo, non lontano dall’olmo sacro della tradizione germanica al Mercatale, poco fuori dell’antica porta urbica di Santa Caterina. Ma quando un secolo dopo il paese, cresciuto, dovette inglobare anche la seconda chiesa di San Francesco, un furioso incendio distrusse il convento e fu necessario ricostruire una terza chiesa intitolata al santo d’Assisi, proprio dove ora è la piazza della Libertà. Lì i frati sono rimasti per mezzo millennio, nonostante l’occupazione dell’invasore francese Napoleone Bonaparte all’inizio dell’Ottocento. Tornarono i frati intorno al 1820, ma dopo l’Unità d’Italia, nel 1867, vennero nuovamente cacciati dal governo anticlericale piemontese. Ancora un secolo di trasformazioni e poi la demolizione “liberale” di inizio Novecento, che demolì l’antica chiesa francescana per allargare la piazza del Mercatale, intitolata al cosiddetto eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi. Ma dopo la seconda guerra mondiale la piazza cambiò di nuovo nome, per diventare piazza della Libertà, fino all’improvvido e distruttivo sfondamento del piano di calpestìo e la distruzione dell’ultima testimonianza del pilastro del “matroneo” o portico delle donne nella seconda campata dell’antica chiesa francescana. Era il 1991, quando gli scavi misero a nudo alcune residue sepolture, malamente e frettolosamente rimosse. In tutti questi frangenti, un’ala secondaria del complesso conventuale rimase sempre un po’ defilata. Era quella della “piazzetta dei Giardinetti”, un tempo chiamata “Ortaccio” e ora piazza Battisti. Il nome Ortaccio corrisponde a una sorta di spregiativo conseguente all’uso. Lì, infatti, venivano sepolti, in terra non consacrata, gli omicidi, i suicidi e gli scomunicati che non potevano essere tumulati in chiesa. E proprio quelle antiche sepolture nell’Ortaccio stanno tornando ora alla luce. Gli scavi hanno riportato alla vista tanti scheletri. Ma singolarmente alcuni mancano di qualche porzione di ossa e molti dei crani, che infatti non appaiono mai nelle foto allegate. Come mai mancano i crani? E come mai è presente anche lo scheletro di un bambino che potrebbe avere non più di un paio d’anni? Certo non poteva essere né un omicida, né un suicida e neppure uno scomunicato. Come mai è sepolto lì? Sono domande a cui è ora necessario dare risposta, proseguendo gli scavi, che potrebbero essere complessi se, come è vero, la seconda chiesa francescana, sita dove ora è la sala del cinema-teatro Alberto Sordi, stava a un livello più basso dell’attuale chiostro di almeno un paio di metri. Poiché le sepolture sono state rinvenute pressoché in superficie, quante altre sepolture
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Ostra Vetere: E’ morta la mamma di Raoul Mancinelli |
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Mercoledì 21 Ottobre 2015 18:39 |
Il presidente, il consiglio e i soci del Centro di Cultura Popolare di Ostra Vetere, unitamente al direttore responsabile e ai giornalisti della Gazzetta dj si stringono addolorati al collega Raoul Mancinelli colpito dal grave lutto familiare a seguito della scomparsa della cara mamma Siena Servadio vedova Mancinelli. Al giornalista Raoul, peraltro insignito del Premio San Giovannino 2008 per la sua intensa e pluridecennale attività di cronista e scrittore,
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Senigallia: Arriverà un nuovo Vescovo |
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Sabato 17 Ottobre 2015 18:42 |
Era stato annunciato già da tempo che il Vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Orlandoni, sarebbe stato sostituito in settembre nella carica per raggiunti limiti di età. In verità l’incarico era già stato prorogato dallo scorso anno, ma sembrava che a settembre sarebbe stato davvero sostituito. Invece è trascorso anche settembre e siamo ora in ottobre. Ma ora è la volta buona. Arriverà un nuovo Vescovo. Si tratta di monsignor Francesco Manenti, classe
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Agugliano: Prossimo convegno sui dialetti marchigiani |
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Lunedì 05 Ottobre 2015 16:26 |
Ci scrive l’associazione La Guglia di Agugliano: "Vi invitiamo al convegno sui dialetti marchigiani che si terrà domenica 11 ottobre presso la sala del Consiglio comunale di Agugliano, ore 17,00. il direttivo". Il convegno verterà sul tema “Lingua popolare e scrigno di tradizioni”. Relatori ed interventi: - Dr. Sanzio Balducci Professore
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Senigallia: E’ morto a 92 anni il notaio Giorgio Mazzetti |
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Venerdì 18 Settembre 2015 17:26 |
Questa mattina (ieri per chi legge, n.d.r.), nella propria abitazione di Via Bovio n.12, è tornato alla Casa del Padre all’età di anni 92 il Dott. GIORGIO MAZZETTI NOTAIO. Ne danno il triste annuncio le figlie PATRIZIA, PAOLA ed ADRIANA, il genero MARCO, le nipoti SARA, GIORGIA, CATERINA, DOMITILLA e parenti tutti. Il funerale avrà luogo Sabato 19 Settembre alle ore 9,30 nella Chiesa parrocchiale di San Martino; seguirà il trasporto al Cimitero delle
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Ostra Vetere: Anniversario della morte del priore don Augusto Manoni |
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Giovedì 17 Settembre 2015 18:21 |
Ricorre oggi l’anniversario della morte del priore di San Severo don Augusto Manoni. Nato a Ostra il 18 maggio 1880, era stato inviato a svolgere la sua missione sacerdotale ad Arcevia, da dove venne qui trasferito il 5 luglio 1933 a reggere la più antica parrocchia del paese, quella di San Severo Vescovo ravennate la cui prima citazione risale a un diploma imperiale di Ottone III nel 1001, alla cui guida si prodigò apportando consistenti migliorie alla chiesa parrocchiale al Pozzolungo (cfr. Fiorani.A.-Lipani, San Severo dalla cella sul colle Paradiso alla parrocchiale del Pozzolungo, Ostra Vetere (AN), Centro Cultura Popolare, 1995, pp. 252). Il priore Manoni morì a Ostra Vetere il 17 novembre 1962, ormai 82enne. Nella foto scattata, poco prima della sua morte, è ritratto in alto a sinistra, sotto la statua di san Luigi Gonzaga patrono della gioventù, insieme al gruppo di chierichetti della sua parrocchia accompagnati dal cappellano don Attilio Ferretti e dal sagrestano Giuseppe Puerini, detto Tibobi. Il Centro di Cultura Popolare lo
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